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rielaborati in lingua corrente [l’originale è qui ] La traduzione italiana originale [del 1921] è qui: (*)
rielaborati in lingua corrente Londra, 2 dicembre 1919 In questo momento in cui tutta l’Europa Occidentale si occupa dei benefici derivanti dai governi costituzionali e discute da un lato i meriti e dall’altro le iniquità del massimalismo (bolscevismo), ritengo di poter presentare con profitto al pubblico la traduzione di un libro stampato a Tsarkoye Sielo in Russia, nell’anno 1905. Si può visionare una copia del documento originale alla biblioteca del British Museum [di Londra], sotto il N. 3926 d 17, che riporta il bollo di entrata: “10 agosto 1906 British Museum.” Quante altre copie di questo libro si trovino per il mondo non sono in grado di dirlo, giacché sembra che, poco dopo la sua comparsa, nel I905, quasi tutte le copie esistenti siano state comprate simultaneamente e apparentemente con uno scopo prefissato. Debbo inoltre prevenire i miei lettori, che devono evitare di portare una copia di questa traduzione in Russia, giacché chiunque ivi ne fosse trovato in possesso sarebbe immediatamente fucilato dai bolscevichi, quale portatore di “propaganda reazionaria.” Il libro fu presentato alla popolazione russa dal professore Sergyei Nilus. Esso consiste di: 1) Un’introduzione al testo principale, scritta da Sergyei Nilus nel 1905. 2) Appunti su conferenze tenute a studenti ebrei a Parigi nell’anno 1901. 3) Una parte di un epilogo scritto dallo stesso Sergyei Nilus che non ho ritenuto necessario riprodurre totalmente, giacché in gran parte non interesserebbe il pubblico e non riguarda il tema che mi propongo e cioè: il pericolo ebraico. Chiedo ai miei lettori di tener presente che le conferenze sopra accennate furono fatte nel 1901 e che l’introduzione di Nilus, nonché l’epilogo, furono scritti nel 1905. È impossibile leggere qualsiasi parte di questo volume, oggi, senza esser colpiti dalla nota fortemente profetica che lo domina; non solo per quanto riguarda la ex-Santa Russia, ma anche rispetto a talune sinistre evoluzioni che si osservano in tutto il mondo al momento attuale. Gentili, in guardia! Mi è stato dato, da un amico personale ora defunto, un manoscritto il quale, con una precisione e chiarezza straordinaria, descrive il piano e lo sviluppo di una sinistra congiura mondiale, che ha il preciso scopo di determinare lo smembramento inevitabile del mondo non rigenerato (dal punto di vista ebraico, s’intende, ndt). Questo documento venne nelle mie mani circa quattro anni fa (1901) insieme all’assoluta garanzia che è la traduzione verace di documenti (originali), rubati da una donna a uno dei capi più potenti, e più altamente iniziati della massoneria (massoneria orientale). Il furto fu compiuto alla fine di un’assemblea segreta degli “Iniziati” in Francia — paese che è il nido della “cospirazione massonica ebraica.” A coloro che desiderano vedere e udire oso svelare questo manoscritto dal titolo di “Protocolli dei Savi Anziani di Sion.” Chi esamina questi appunti può, a prima vista, avere l’impressione che essi contengano ciò che di solito chiamiamo assiomi; vale a dire delle verità più o meno conosciute, quantunque espresse con un’asprezza e un sentimento d’odio che di solito non accompagnano le manifestazioni di simili verità. Ribolle fra le righe quell’arrogante e profondo odio di razza e di religione che per lungo tempo è riuscito a nascondersi; ora questo odio gorgoglia, si riversa, e sembra che trabocchi da un recipiente colmo di furore e di vendetta, odio pienamente conscio della meta agognata che si avvicina! Debbo avvertire che il titolo di questo libro non corrisponde esattamente al contenuto. Non si tratta precisamente di verbali di adunanze, ma bensì di un rapporto, diviso in sezioni non sempre logicamente seguentisi, presentate da un potente personaggio. Il documento dà l’impressione di essere una parte di un complesso minaccioso, e di maggiore importanza, del quale manca l’inizio. L’origine, già menzionata, di questo documento è evidente. Secondo le profezie dei Santi Padri, le gesta degli Anticristo devono sempre essere una parodia della vita di Cristo, ed essi pure debbono avere il loro Giuda. Ma, ben inteso, dal punto di vista terrestre questo Giuda non raggiungerà il suo scopo; e perciò, — benché di breve durata, — una vittoria completa di questo “sovrano del mondo” (l’Anticristo) è assicurata. Si comprende che questo accenno alle parole di W. Soloviev non è adoperato qui come prova della loro autorità scientifica. Dal punto di vista escatologico non è la scienza che lavora, ma bensì il destino che fa la propria parte importante. Soloviev ci fornisce il canovaccio, sarà il manoscritto che eseguirà il ricamo. Ci si potrà rimproverare la natura apocrifa di questo documento, ma se fosse possibile provare l’esistenza di questo complotto mondiale per mezzo di lettere e di testimonianze, e di smascherare i capi tenendone i fili sanguinolenti per le mani, i “misteri dell’iniquità” sarebbero violati. Secondo la tradizione non devono essere smascherati completamente sino al giorno della incarnazione del “Figlio della perdizione” (l’Anticristo). Nell’attuale complicazione di procedimenti delittuosi non possiamo sperare di avere prove dirette, ma dobbiamo accontentarci della certezza acquistata dall’insieme delle circostanze, e così facendo non rimarrà nessun dubbio nella mente di qualsiasi osservatore cristiano. Ciò che segue dovrebbe esser prova sufficiente per tutti coloro che hanno “orecchi per sentire”: è lo scopo che ci siamo prefissati, di spingere tutti a proteggersi per tempo e a stare in guardia. La nostra coscienza sarà soddisfatta se, coll’aiuto di Dio, potremo raggiungere il nostro scopo, senza tuttavia suscitare ira contro il popolo accecato d’Israele. Confidiamo che i gentili non nutriranno sentimenti di odio verso la massa credulona degli israeliti, inconsapevole del peccato satanico dei suoi capi — gli scribi e i farisei — i quali hanno già una volta dato prova di essere la distruzione di Israele. Per scansare l’ira di Dio rimane una sola via — l’unione di tutti i cristiani in Nostro Signore Gesù Cristo, il pentimento nostro e degli altri — oppure lo sterminio totale. Ma questo è possibile date le condizioni attuali del mondo non rigenerato? Non è possibile per il mondo, ma lo è ancora per la Russia credente. La condizione politica degli stati europei occidentali e dei loro possedimenti o domini in altri continenti, fu profetizzata dal Principe degli apostoli. L’umanità che aspira al perfezionamento della sua vita terrestre va in cerca di una realizzazione maggiore dell’idea di potenza che dovrebbe assicurare il benessere di tutti; e brama un regno di sazietà universale, essendo questo diventato il più alto ideale della vita umana. Essa ha cambiato l’indirizzo dei suoi ideali, dichiarando completamente screditata la fede cristiana perché essa non ha giustificato le speranze che si riponevano in essa. L’umanità rovescia i suoi idoli di ieri, ne crea dei nuovi, innalza nuovi dei sugli altari, erige loro templi, più lussuosi e magnifici gli uni degli altri; poi li depone e li distrugge nuovamente. Il genere umano ha perduto perfino il concetto del potere dato da Dio ai suoi eletti e si avvicina sempre più allo stato di anarchia. Fra poco il perno della bilancia repubblicana e costituzionale sarà consumato; la bilancia crollerà, e crollando trascinerà tutti i governi nell’abisso dell’anarchia furente. L’ultima barricata, l’ultimo rifugio del mondo contro l’uragano che viene è la Russia. In essa la vera fede vive ancora e l’imperatore consacrato rimane il suo protettore sicuro. Tutti gli sforzi di distruzione dei servi sinistri e palesi dell’Anticristo, tutti gli sforzi dei suoi lavoratori coscienti e incoscienti, sono concentrati contro la Russia. Le ragioni di questo sforzo sono conosciute, l’obiettivo è conosciuto e deve essere conosciuto dalla Russia fedele e credente. Quanto più è minaccioso il momento che si approssima e più spaventevoli sono gli avvenimenti che si avvicinano nascosti nelle dense nubi, tanto più devono battere con coraggio e determinazione sempre maggiore i cuori russi intrepidi e audaci. Devono coraggiosamente unirsi intorno allo stendardo sacro della loro Chiesa e al trono del loro Imperatore. Fintanto che vive l’anima, fintanto che il cuore batte nel petto non deve trovare posto lo spettro mortale della disperazione; spetta a noi con la nostra fede ottenere la misericordia dell’Onnipotente e ritardare l’ora della caduta della Russia. Parleremo apertamente, discuteremo il significato di ogni riflessione e, per mezzo di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione completa esponendo così il concetto della nostra politica e di quella dei goy (parola ebraica per definire tutti i gentili). Si deve anzitutto notare che gli individui corrotti sono assai più numerosi di coloro che hanno nobili istinti, perciò nel governare il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e l’intimidazione, anziché con le discussioni accademiche. Ogni uomo mira al potere, ognuno vorrebbe essere un dittatore e sono, in vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il benessere altrui pur di raggiungere le proprie finalità. Che cosa ha frenato quelle belve che chiamiamo uomini? Che cosa li ha governati? Nei primordi della civiltà si sono sottomessi alla forza cieca e brutale, poi alla legge la quale — in realtà — è la stessa forza, ma mascherata. Da ciò debbo dedurre che, secondo la legge della natura, il diritto sta nella forza. La libertà politica non è un fatto, ma una idea. Si deve sapere come applicare questa idea quando necessario, allo scopo di servirsene come un’esca per attirare la forza della plebe al proprio partito, se detto partito ha deciso di usurpare il potere di un rivale. Il problema viene semplificato, se questo rivale diventa infetto da idee di “libertà” — dal cosiddetto liberalismo — e se per questo ideale cede una parte del suo potere. In queste circostanze trionfa il nostro concetto. Una nuova mano afferra le redini abbandonate del governo, come voluto dalla legge vitale, perché la forza cieca del popolo non può esistere per un solo giorno senza un capo che la guidi, e il nuovo governo altro non fa che sostituire il vecchio indebolito dal suo liberalismo. Oggi giorno la potenza dell’oro [forse in termini più moderni si dovrebbe parlare di denaro invece che di oro, ndt] ha sopraffatto i regimi liberali. Vi fu un tempo in cui la religione governava. Il concetto della libertà non è realizzabile perché nessuno sa adoperarla con discrezione. Basta dare l’autonomia di governo a un popolo, per un periodo brevissimo, perché esso diventi una ciurmaglia disorganizzata. Da quel momento stesso cominceranno i dissidi, i quali presto si trasformano in guerre civili, l’incendio si appicca ovunque e gli stati cessano virtualmente di esistere. Lo stato, esaurito in convulsioni interne o consegnato dalla guerra civile in mano a un nemico esterno — può considerarsi definitivamente e totalmente distrutto e sarà in nostro potere. Il dispotismo capitalista, che è interamente nelle nostre mani, gli tenderà un fuscello al quale lo stato dovrà inevitabilmente aggrapparsi per evitare di cadere inesorabilmente nell’abisso. A qualcuno che per motivo di liberalismo asserisse che simili discussioni sono immorali farò una domanda: perché non è immorale per uno stato che ha due nemici, uno esterno e l’altro interno, il servirsi contro l’uno di mezzi difensivi diversi da quelli che usa contro l’altro, formando cioè piani segreti di difesa, e di attacco di notte o con forze superiori? Perché dunque dovrebbe essere immorale per lo stato servirsi di questi medesimi mezzi contro ciò che rovina le sue fondamenta e il benessere della sua stessa esistenza? Può una mente sana e logica sperare di governare una massa con successo per mezzo di argomenti e ragionamenti, quando sussiste la possibilità che essi siano contraddetti da altri i quali, anche se assurdi e ridicoli, vengano presentati in guisa attraente a quella parte della plebe che non è capace di ragionare o di approfondire, guidata come è interamente da piccole passioni, [abitudini,] convenzioni, o da teorie sentimentali? Il grosso della plebe, non iniziata e ignorante, assieme a coloro che sono sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di partito che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla base di argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa dipende da una maggioranza casuale o predisposta la quale, nella sua totale ignoranza dei misteri politici, approva risoluzioni assurde, seminando in questo modo i germi dell’anarchia. La politica non ha niente di comune con la morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un politico accorto e conseguentemente non è sicuramente seduto sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere all’astuzia e all’ipocrisia. L’onestà e la sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica. Esse fanno perdere il trono più certamente che non il più acerrimo nemico. Queste qualità devono essere gli attributi delle nazioni dei gentili, ma noi non siamo affatto costretti a lasciarci andare a esse. Il nostro diritto sta nella forza. La parola “diritto” rappresenta un’idea astratta senza base alcuna, e significa né più né meno che: “datemi quello che voglio perché io possa dimostrarvi di conseguenza di essere più forte di voi.” Dove inizia e dove termina il diritto? In uno stato dove il potere è male organizzato, ove le leggi e le personalità del regnante sono resi inefficaci dal continuo liberalismo invadente, io mi servo di una nuova forma di attacco usando il diritto della forza per distruggere i canoni e i regolamenti già esistenti, impadronirmi delle leggi, riorganizzare tutte le istituzioni, e diventare così il dittatore di coloro i quali hanno rinunciato spontaneamente al loro potere conferendolo a noi. Nelle attuali traballanti condizioni dell’autorità civile la nostra forza sarà superiore a qualsiasi altra perché sarà invisibile sino al momento in cui saremo diventati tanto forti da non temere più nessun attacco per quanto astutamente preparato. Dal male temporaneo, al quale siamo obbligati a ricorrere, emergerà il beneficio in un regime incrollabile che reintegrerà il funzionamento dell’esistenza naturale, distrutto dal liberalismo. Il fine giustifica i mezzi. Nel formulare i nostri piani, dobbiamo fare attenzione non tanto a ciò che è buono e morale, quanto a ciò che è necessario e vantaggioso. Abbiamo davanti un piano dove è tracciata una linea strategica dalla quale non dobbiamo deviare, altrimenti distruggeremo il lavoro di secoli. Per stabilire uno schema d’azione adeguato dobbiamo tener presente la meschinità, l’incostanza, e la mancanza di equilibrio morale della folla, nonché l’incapacità sua di comprendere e di rispettare le condizioni stesse del suo benessere e della sua esistenza. Si deve comprendere che la forza della folla è cieca e senza acume; che porge ascolto ora a destra ora a sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa. Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da essa, non possono, anche essendo uomini d’ingegno, guidare le masse senza rovinare la nazione. Solamente chi è stato educato alla sovranità autocratica può leggere le parole formate con l’alfabeto politico. Il popolo abbandonato a se stesso, cioè in balìa di individui saliti su dalla plebe, viene rovinato dai dissensi di partito che hanno origine dall’avidità di potere e dalla bramosia di onori, generatrici di agitazioni e disordini. È forse possibile che le masse possano amministrare senza gelosie gli affari di stato distinguendoli pacatamente dai loro interessi personali? Possono le masse organizzare la difesa contro il nemico esterno? Ciò è assolutamente impossibile perché un piano suddiviso in tante parti quante sono le menti della massa perde il suo valore e quindi diventa inintelligibile e ineseguibile. Soltanto un autocrate può concepire piani vasti assegnando la sua parte a ciascun ente del meccanismo della macchina statale. Concludiamo quindi che è utile per il benessere del paese che il governo del medesimo sia nelle mani di un solo individuo responsabile. Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può esistere perché la civiltà può essere promossa solamente sotto la protezione del regnante, chiunque egli sia, e non dalla massa. La folla è barbara, e agisce barbaramente in ogni occasione. La folla, appena acquista la libertà, la trasforma rapidamente in anarchia, la quale è per sé la massima delle barbarie. Date uno sguardo a quei bruti alcoolizzati ridotti all’imbecillità dalle bevande il cui consumo illimitato è tollerato dalla libertà! Dovremo permettere a noi stessi e ai nostri simili di fare altrettanto? I popoli della cristianità sono fuorviati dall’alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orgie classiche e premature alle quali l’hanno istigata i nostri agenti — e cioè i precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi, e via dicendo —; dalle nostre donne nei loro luoghi di divertimento; e a queste ultime aggiungo anche le cosiddette “signore della società” — loro spontanee seguaci nella corruzione e nella lussuria. Il nostro motto deve essere: “Qualunque mezzo di forza e ipocrisia!” In politica vince soltanto la pura forza, specialmente se nascosta nell’ingegno indispensabile per un uomo di stato. La violenza deve essere il principio, mentre l’astuzia e l’ipocrisia debbono essere la regola di quei governi che non desiderano deporre la loro corona ai piedi degli agenti di una potenza nuova. Il male è l’unico mezzo per raggiungere il bene. Non dobbiamo pertanto arrestarci dinanzi alla corruzione, all’inganno, e al tradimento, se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa. In politica dobbiamo sapere confiscare le proprietà senza alcuna esitazione se con ciò possiamo ottenere l’assoggettamento altrui e il potere per noi. Il nostro stato, seguendo la via della conquista pacifica, ha il diritto di sostituire agli orrori della guerra le esecuzioni, meno appariscenti e più utili, che sono i mezzi necessari per mantenere il terrore, producendo una sottomissione cieca. La severità giusta e implacabile è il fattore principale della potenza dello stato. Dobbiamo, non solo perché vantaggioso, ma altresì per dovere e per la vittoria, attenerci al programma della violenza e dell’ipocrisia. I nostri principi sono altrettanto potenti quanto i mezzi con i quali li mettiamo in atto. Questo è il motivo per cui non solo con questi mezzi medesimi ma anche con la severità delle nostre dottrine, trionferemo e assoggetteremo tutti i governi al nostro super-governo. Per prevenire ogni recalcitranza basta che si sappia che siamo implacabili. Anche nel passato fummo noi i primi a gettare al popolo le parole d’ordine: “Libertà, uguaglianza, fratellanza.” Parole così spesso ripetute, da quel tempo in poi, da pappagalli ignoranti accorrenti in folla da ogni dove intorno a quest’insegna. Costoro, ripetendole, tolsero al mondo la prosperità e all’individuo la vera libertà personale, che prima era stata così bene salvaguardata, impedendo alla plebaglia di soffocarla. I gentili sedicenti dotti e gli intelligenti non percepirono quanto fossero astratte le parole che pronunciavano e non si accorsero che queste parole non solo non si accordavano, ma si contraddicevano addirittura. Essi non seppero vedere che l’eguaglianza non esiste nella natura, la quale crea calibri diversi e disuguali di mente, carattere, e capacità. E così è necessario assoggettarsi alle leggi della natura. Questi sapientoni non seppero intuire che la massa è una potenza cieca e che coloro i quali, emergendo da essa, vengono chiamati al governo, sono ugualmente ciechi in fatto di politica; che un uomo destinato a regnare può governare, anche se fosse uno sciocco, ma che un uomo non precedentemente preparato a tale compito non comprenderebbe nulla di politica anche se fosse un genio. I gentili hanno messo da parte tutto ciò, mentre è su questa base che fu fondato il governo dinastico. Il padre era solito istruire il figlio sul significato e sullo svolgimento delle evoluzioni politiche in maniera tale che nessuno, eccetto i membri della dinastia, potesse averne conoscenza e che pertanto nessuno potesse svelarne i segreti al popolo governato. Con il tempo il significato dei veri insegnamenti politici, trasmessi nelle dinastie da una generazione all’altra, andò perduto, e questa perdita contribuì al successo della nostra causa. Il nostro appello di “libertà, uguaglianza, fratellanza” attirò intere legioni nelle nostre file dai quattro canti del mondo attraverso i nostri inconsci agenti, e queste legioni portarono i nostri stendardi estaticamente. Nel frattempo queste parole rodevano, come altrettanti vermi, il benessere dei cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro unione, rovinando così le fondamenta degli stati. Come vedremo in seguito, questa azione determinò il nostro trionfo. Esso ci dette, fra l’altro, la possibilità di giocare l’asso di briscola, vale a dire di ottenere l’abolizione dei privilegi; ossia, in altre parole, l’abolizione dell’aristocrazia dei gentili, la quale era l’unica difesa che le nazioni e i paesi possedevano contro di noi. Sopra le rovine di una aristocrazia naturale ed ereditaria, costruimmo un’aristocrazia nostra a base plutocratica. Fondammo questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che controllavamo, e sulla scienza promossa dai nostri dotti. Il nostro trionfo fu facilitato dal fatto che noi, mediante le nostre relazioni con persone che erano indispensabili, abbiamo sempre agito sulla parte suscettibile della mente umana; cioè sfruttando l’avidità di guadagno delle nostre vittime, la loro ingordigia, la loro instabilità, nonché profittando delle esigenze naturali dell’uomo, poiché ognuna di queste debolezze, presa da sé, è capace di distruggere l’iniziativa, ponendo così la potenza volitiva del popolo in balìa di coloro che vorrebbero privarlo di tutto il suo potere di iniziativa. Il significato astratto della parola libertà rese possibile convincere le folle che il governo non è altro che un gerente rappresentante il possessore — vale a dire la nazione — e pertanto può essere messo da parte come un paio di guanti usati. Il fatto che i rappresentanti della nazione possono essere destituiti li diede in nostro potere e fece sì che la loro nomina è praticamente nelle nostre mani. Per il nostro scopo è indispensabile che le guerre non producano modificazioni territoriali. In tal modo, senza alterazioni territoriali, la guerra verrebbe trasferita su di una base economica. Le nazioni allora dovranno riconoscere la nostra superiorità per l’assistenza che sapremo dare a esse, e questo stato di cose metterà entrambe le parti alla mercé dei nostri intermediari internazionali dagli occhi di lince e muniti inoltre di mezzi assolutamente illimitati. I nostri diritti internazionali allora cancelleranno le leggi del mondo e governeremo i paesi nello stesso modo in cui i singoli governi governano i loro sudditi. Fra il pubblico sceglieremo amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno esperienza nell’arte del governare, e perciò saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro gioco; pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri, opportunamente educati fino dall’infanzia nell’arte di governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno studiato la scienza del governo dai nostri piani politici, dall’esperienza dataci dalla storia, e dalla osservazione degli avvenimenti che si susseguono. I gentili non traggono profitto da costanti osservazioni storiche, ma seguono una procedura ricorrente teorica senza considerare quali possano esserne le conseguenze, motivo per cui non occorre prenderli in considerazione. Lasciamo che si divertano finché l’ora suonerà, oppure lasciamoli vivere nella speranza di divertimenti nuovi, o nel ricordo di gioie passate. Lasciamoli nella convinzione che le leggi teoriche che abbiamo ispirato loro siano per loro di suprema importanza. Con questa meta in vista e con l’aiuto della nostra stampa, aumentiamo continuamente la loro cieca fiducia in queste leggi. Le classi istruite dei gentili si vanteranno della propria erudizione e metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni ottenute dalla scienza che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo prefissato di educarne le menti secondo le nostre direttive. Non crediate che le nostre asserzioni siano parole vane: notate il successo, da noi interamente preparato, di Darwin, di Marx, e di Nietsche. L’azione de-moralizzatrice di queste scienze sulle menti dei gentili dovrebbe certamente esserci evidente. Per evitare di commettere errori nella nostra politica e nel nostro lavoro di amministrazione, è per noi essenziale studiare e tener presente l’attuale andamento del pensiero, le caratteristiche, e le tendenze delle nazioni. Il successo del nostro piano consiste nella sua adattabilità al temperamento delle nazioni con le quali veniamo a contatto. Esso non può riuscire se la sua applicazione pratica non è basata sull’esperienza del passato, integrata con le osservazioni dell’ora presente. La stampa è una grande forza nelle mani dei presenti governi, i quali per suo mezzo controllano le menti popolari. La stampa dimostra le pretese vitali del volgo, ne rende note le lagnanze, e talvolta crea lo scontento nella plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma i governi non seppero usufruire di questa forza ed essa cadde nelle nostre mani. Per mezzo della stampa acquistammo influenza pur rimanendo dietro le quinte. In virtù della stampa accumulammo l’oro: ci costò fiumi di sangue e il sacrificio di molta gente nostra, ma ogni sacrificio dal lato nostro, vale migliaia di gentili al cospetto di Dio. Oggi vi posso assicurare che siamo a pochi passi dalla nostra meta. Rimane da percorrere ancora una breve distanza e poi il ciclo del Serpente Simbolico — emblema della nostra gente — sarà completo. Quando questo ciclo sarà chiuso, tutti gli stati europei vi saranno costretti, come se fossero soggiogati da catene infrangibili. La bilancia sociale ora esistente andrà presto allo sfacelo perché ne alteriamo continuamente l’equilibrio allo scopo di logorarla e distruggerne l’efficienza il più presto possibile. I gentili credettero che tale bilancia fosse forte e resistente e confidavano di tenerla sempre accuratamente in equilibrio, ma i suoi sostegni, cioè i capi degli stati, trovano un impedimento nei loro servitori i quali non giovano nulla a essi perché sono trascinati dalla loro illimitata forza d’intrigo, causata dai terrori che prevalgono nelle corti. Il sovrano, siccome non ha i mezzi per penetrare nel cuore del suo popolo, non può difendersi contro gli intriganti avidi di potere. Da quando abbiamo scisso il potere vigile dal potere cieco della popolazione, entrambi hanno perduto il loro significato perché, una volta divisi, sono spersi l’uno e l’altro come un cieco al quale manchi il suo bastone. Per indurre coloro i quali bramano il potere a fare cattivo uso dei loro diritti, aizzammo tutte le nazioni, le une contro le altre, incoraggiandone le tendenze liberali verso l’indipendenza. Abbiamo fomentato ogni impresa in questo senso, ponendo così armi formidabili nelle mani di tutti i partiti, e abbiamo fatto sì che il potere fosse la meta di ogni ambizione. Abbiamo trasformato i governi in arene dove si combattono le guerre di partito. Fra poco il disordine e il fallimento appariranno ovunque. Chiacchieroni irrefrenabili trasformarono le assemblee parlamentari e amministrative in controversie. Giornalisti audaci e sfacciati scrittori di opuscoli attaccano continuamente i poteri amministrativi. L’abuso del potere preparerà definitivamente il crollo di tutte le istituzioni e tutto cadrà sotto i colpi della popolazione inferocita. Il popolo è assoggettato nella miseria dal sudore della sua fronte in un modo assai più formidabile che non dalle leggi della schiavitù. Da quest’ultima i popoli poterono affrancarsi in un modo o in un altro, mentre nulla li potrà liberare dalla tirannide della completa indigenza. Ponemmo cura di inserire nelle costituzioni molti diritti che per le masse sono puramente fittizi. Tutti i cosiddetti “diritti del popolo” possono esistere solo in teorie non applicabili nella pratica. Qual vantaggio deriva a un operaio del proletariato, curvato dalle sue dure fatiche e oppresso dal destino, dal fatto che un ciarlone ottiene il diritto di parlare, o un giornalista quello di stampare qualsiasi sciocchezza? A che giova al proletariato a una costituzione se da essa non riceve altro benefizio che le briciole che gli gettiamo dalla nostra tavola quale ricompensa perché dia i suoi voti ai nostri agenti? I diritti repubblicani sono un’ironia per il povero perché la dura necessità del lavoro quotidiano gli impedisce di ricavare qualsiasi beneficio da diritti di tal genere e non fa che togliergli la garanzia di uno stipendio fisso e continuo rendendolo schiavo degli scioperi, di chi gli dà lavoro, e dei suoi colleghi di lavoro. Sotto i nostri auspici la plebe ha completamente distrutto l’aristocrazia, la quale sempre la sovvenne e la custodì per il vantaggio proprio, il quale era inseparabile dal benessere della popolazione. Oggi giorno il popolo, avendo distrutto i privilegi dell’aristocrazia, è caduto sotto il giogo di furbi sfruttatori e di gente venuta su dal nulla. Abbiamo intenzione di assumere l’aspetto di liberatori dell’operaio, venuti per affrancarlo da ciò che lo opprime, quando gli suggeriremo di unirsi alla fila dei nostri eserciti di socialisti, anarchici, e comunisti. Sosteniamo i comunisti, fingendo di amarli per i princìpi di fratellanza e dell’interesse generale dell’umanità, promosso dalla nostra massoneria socialista. L’aristocrazia, la quale — per diritto — spartiva il guadagno delle classi operaie, si interessava perché queste classi fossero ben nutrite, sane, e robuste. Il nostro scopo è invece l’opposto, vale a dire siamo interessati alla degenerazione dei gentili. La nostra forza consiste nel tenere l’operaio continuamente in uno stato di penuria e di impotenza perché, così facendo, lo teniamo assoggettato alla nostra volontà e nel suo ambiente egli non troverà mai la forza e l’energia di insorgere contro di noi. La fame conferirà al capitalismo diritti sul lavoratore infinitamente più potenti di quelli che il legittimo potere del sovrano potesse conferire alla aristocrazia. Governiamo le masse mediante i sentimenti di gelosia e odio fomentati dall’oppressione e dalla miseria. Ed è facendo uso di questi sentimenti che togliamo di mezzo tutti coloro che ci ostacolano. Quando verrà il giorno dell’incoronazione del nostro sovrano mondiale provvederemo con questi stessi mezzi, e cioè servendoci della plebe, a distruggere tutto ciò che potrebbe ostacolare il nostro cammino. I gentili non sono più capaci di ragionare in materia di scienza, senza il nostro aiuto. Per questo motivo essi non comprendono la necessità vitale di certe condizioni che teniamo scrupolosamente nascoste sino al momento in cui giungerà la nostra ora; in particolare nelle scuole si dovrebbe insegnare la sola vera e più importante di tutte le scienze, e cioè la scienza della vita dell’uomo e delle condizioni sociali, le quali richiedono entrambe la spartizione del lavoro e conseguentemente la suddivisione degli individui in caste e in classi. È indispensabile che tutti noi siamo a conoscenza che la vera eguaglianza non può esistere data la natura diversa delle varie qualità di lavoro, e che pertanto coloro i quali agiscono a detrimento di tutta una casta incorrono in una responsabilità ben diversa, davanti alla legge, di quelli che commettono un delitto nocivo soltanto al loro onore personale. La vera scienza delle condizioni sociali, ai segreti della quale non ammettiamo i gentili, convincerebbe il mondo che il lavoro e gli impieghi si dovrebbero assegnare a caste ben distinte, allo scopo di evitare insofferenze umane derivanti da una educazione non corrispondente al lavoro che gli individui sono chiamati a svolgere. Se essi studiassero questa scienza, il popolo si sottometterebbe volontariamente ai poteri governativi e alle caste di governo da loro classificate. Date le condizioni attuali della scienza, che segue una linea tracciata da noi, la plebe, nella sua ignoranza, crede ciecamente nelle parole stampate e nelle illusioni erronee opportunamente ispirate da noi, e odia tutte le classi che crede più elevate della sua. Ciò perché essa non comprende l’importanza di ogni singola casta. Questo odio diventerà ancora più acuto quando si tratterrà di crisi economiche perché allora arresterà i mercati e la produzione. Determineremo una crisi economica universale con tutti i mezzi clandestini possibili con l’aiuto dell’oro, che è tutto nelle nostre mani. Contemporaneamente getteremo sul lastrico folle enormi di operai in tutta l’Europa. Queste masse allora si getteranno con gioia su coloro dei quali, nella loro ignoranza, sono stati gelosi sin dall’infanzia, ne saccheggeranno gli averi e ne verseranno il sangue. A noi non recheranno danno perché il momento dell’attacco ci sarà ben noto e prenderemo le misure necessarie per proteggere i nostri interessi. Siamo riusciti a persuadere i gentili che il liberalismo avrebbe dato loro il regno della ragione. Il nostro dispotismo sarà di questa genere perché avrà il potere di sopprimere le ribellioni e di sradicare con giusta severità ogni idea liberale dalle istituzioni. La plebe, quando si accorse che in nome della libertà le venivano concessi diritti di ogni genere, si immaginò di essere la padrona e tentò di assumere il potere. Naturalmente, come un cieco qualsiasi, s’imbatté in ostacoli innumerevoli. Allora, non volendo tornare al regime di prima, depose il suo potere ai nostri piedi. Ricordatevi della rivoluzione francese, che chiamiamo la Grande Rivoluzione: ebbene, tutti i segreti della sua preparazione organica ci sono ben noti, essendo lavoro delle nostre mani. Da allora in poi abbiamo fatto subire alle nazioni una delusione dopo l’altra, cosicché esse dovranno perfino rinnegarci in favore del re despota, uscito dal sangue di Sion, che stiamo preparando al mondo. Nel momento attuale noi come forza internazionale siamo invulnerabili perché, quando siamo assaliti da uno dei governi dei gentili, altri ci sostengono. Nella loro immensa bassezza, i popoli cristiani aiutano la nostra indipendenza. Ciò fanno quando si prosternano davanti alla forza; quando sono senza pietà per i deboli; crudeli per le colpe e indulgenti per i delitti; quando si rifiutano di ammettere le contraddizioni della libertà; quando sono pazienti fino al martirio nel sopportare la violenza di una tirannia impudente. Essi tollerano da parte dei loro attuali dittatori, presidenti del consiglio, e ministri, gli abusi per il più piccolo dei quali avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo stato di cose? Perché le masse sono tanto illogiche nel farsi un’idea degli avvenimenti? La ragione è che i despoti, per mezzo dei loro agenti, persuadono il popolo che l’abuso del potere con evidente danno allo stato è compiuto per uno scopo elevato, vale a dire per ottenere la prosperità della popolazione e per l’amore della fratellanza internazionale, dell’unione, e dell’eguaglianza. Si capisce che questi agenti non dicono al popolo che tale unificazione può essere ottenuta soltanto sotto il nostro dominio, di modo che vediamo la popolazione condannare gli innocenti e assolvere i colpevoli, convinta che potrà sempre fare ciò che le pare e piace. La plebe, data questa sua condizione mentale, distrugge tutto ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque. La parola “libertà” porta la società a lottare contro tutte le potenze, persino contro le potenze della natura e di Dio. Questo è il motivo per cui, quando arriveremo al potere, dovremo cancellare la parola “libertà” dal dizionario umano, essendo essa il simbolo della forza bestiale che trasforma le popolazioni in belve assetate di sangue. Occorre però tener presente che queste belve si addormentano appena saziate di sangue e che in quel momento è facile affascinarle e ridurle in schiavitù. Se non le si procura il sangue, non si addormenteranno, ma lotteranno fra di loro. Ogni repubblica attraversa varie fasi. La prima fase è rappresentata dai primi giorni di furia cieca, quando le folle annientano e distruggono a destra e a manca. La seconda è il regno del demagogo che promuove l’anarchia e impone il potere assoluto. Questo dispotismo non è ufficialmente legale ed è, pertanto, irresponsabile; esso è nascosto e invisibile, ma nel medesimo tempo si fa sentire. Esso è generalmente controllato da una organizzazione segreta la quale agisce dietro le spalle di qualche agente ed è conseguentemente tanto più audace e senza scrupoli. A questa forza segreta non baderà a mutare gli agenti che la mascherano. Questi mutamenti aiuteranno persino l’organizzazione, la quale con questo mezzo si sbarazzerà dei suoi vecchi servitori, ai quali avrebbe dovuto dare un forte premio, data la durata del loro servizio. Chi o che cosa può detronizzare una potenza segreta? Ebbene tale è appunto il nostro governo. In ogni parte del mondo la loggia massonica agisce inconsciamente da maschera al nostro scopo. Ma sia l’uso che faremo di questa potenza nel nostro piano di azione che i nostri quartieri generali, restano perpetuamente sconosciuto all’universo. La libertà potrebbe non essere dannosa e sussistere nei governi e nei paesi senza pregiudicare il benessere del popolo se fosse basata sulla religione, sul timore di Dio, e sulla fratellanza umana, priva di quei concetti di uguaglianza che sono in contraddizione diretta con le leggi della creazione che hanno ordinato la sottomissione. Retto da una fede simile, il popolo sarebbe governato dalle parrocchie e vivrebbe tranquillamente e umilmente sotto la tutela dei suoi pastori spirituali, sottomettendosi all’ordinamento da Dio stabilito sulla terra. Ed è per questo che dobbiamo cancellare persino il concetto di Dio dalle menti dei cristiani, rimpiazzandolo con calcoli aritmetici e bisogni materiali. Allo scopo di allontanare le menti cristiane dalla nostra politica è assolutamente necessario tenerle occupate nei settori dell’industria e del commercio. Così tutte le nazioni lavoreranno incessantemente ciascuna per il suo vantaggio, e in questa lotta universale non si accorgeranno del nemico comune. Ma perché la libertà sfibri e rovini completamente la vita sociale dei gentili, dobbiamo basare il commercio sulla speculazione. Il risultato di ciò sarà che le ricchezze della terra, ricavate per mezzo della produzione, non rimarranno nelle mani dei gentili, ma passeranno, attraverso la speculazione, nelle nostre casseforti. La lotta per la supremazia e per la speculazione continua nel mondo degli affari produrrà una società demoralizzata, egoista, e senza cuore. Questa società diventerà completamente indifferente e persino nemica della religione e disgustata dalla politica. La bramosia per l’oro sarà l’unica sua guida. E questa società lotterà per l’oro, facendo un vero culto dei piaceri materiali che esso può procacciarle. Le classi inferiori allora si uniranno a noi contro i nostri rivali — cioè contro i gentili privilegiati — senza neppure fingere di essere animate da un motivo nobile, e neppure per amore delle ricchezze, ma unicamente per il loro puro odio per le classi più elevate. Che genere di governo si può dare a una società nella quale la subornazione e la corruzione sono penetrate ovunque; dove le ricchezze si possono ottenere solamente di sorpresa o con mezzi fraudolenti; dove il dissenso prevale in tutto, e la moralità si mantiene unicamente per mezzo del castigo e di leggi severe, e non in conseguenza di principi volontariamente accettati; dove il sentimento patriottico e religioso affoga nelle convinzioni cosmopolite? Quale altra forma di governo si può dare a simili società, eccetto quella despotica che vi descriverò ora? Organizzeremo un governo fortemente centralizzato in modo da accattivarci le forze sociali dalla nostra parte. Per mezzo di nuove leggi regoleremo la vita politica dei nostri sudditi come se fossero tanti pezzi di una macchina. Tali leggi limiteranno gradatamente tutte le franchigie e le libertà accordate dai gentili. In questo modo il nostro regno si svilupperà in un dispotismo così possente da essere in grado di schiacciare i gentili malcontenti o recalcitranti in qualunque ora e in qualunque luogo. Ci diranno che il genere di potere assoluto che suggerisco non si addice al progresso attuale della civiltà, ma vi dimostrerò, invece, che è vero proprio il contrario. I popoli, quando consideravano i loro sovrani come l’espressione della volontà di Dio, si sottomettevano tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui infondemmo nelle popolazioni il concetto dei loro diritti, esse cominciarono a considerare i re come semplici mortali. Al cospetto della plebe la Santa unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando a essa togliemmo anche la religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne afferrato da noi. Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative contiamo quella di saper governare le masse e gli individui per mezzo di fraseologie astute, di teorie confezionate furbescamente, di regole di vita, e di ogni altro mezzo d’inganno allettante. Tutte queste teorie, che i gentili non comprendono affatto, sono basate sull’analisi e sull’osservazione unite a una argomentazione così sapiente da non trovare uguali fra i nostri rivali, i quali altresì non possono competere con noi nella costruzione di piani di solidarietà e di azione politica. L’unica società da noi conosciuta che sarebbe capace di farci concorrenza in queste arti potrebbe essere quella dei gesuiti. Ma siamo riusciti a screditare i gesuiti agli occhi della plebe stupida per la ragione che questa società è un’organizzazione palese, mentre noi ci teniamo dietro le quinte, mantenendo il segreto della nostra. Al mondo, in fin dei conti, importerà poco se diventerà suo padrone il capo della Chiesa Cattolica, oppure un tiranno del sangue di Sion, ma per noi “popolo eletto” la questione non è indifferente. Per un certo periodo i gentili potrebbero forse essere capaci di tenerci testa. Ma a questo riguardo non abbiamo da temere perché siamo salvaguardati dall’odio profondamente radicato che nutrono gli uni verso gli altri e che non si può estirpare. Abbiamo messo gli uni contro gli altri tutti gli interessi personali e nazionali dei gentili, fomentandone tutti i pregiudizi religiosi e nazionali per quasi venti secoli. A tutto questo lavorio si deve il fatto che nessun governo troverebbe appoggio nei suoi vicini se si appellasse a essi per opporsi a noi poiché ognuno di essi sarebbe convinto che un’azione contro di noi potrebbe essere disastrosa per la sua esistenza individuale. Noi siamo troppo potenti; il mondo intero deve fare i conti con noi. I governi non possono fare il più piccolo trattato senza il nostro intervento segreto. “Per me reges regunt” — i sovrani regnano per mezzo mio. Leggiamo nella legge dei profeti che siamo eletti da Dio per governare il mondo. Dio ci ha dato l’ingegno e la capacità di compiere questo lavoro. Se vi fosse un genio nel campo nemico, egli potrebbe forse ancora combatterci, ma un nuovo venuto non potrebbe competere con vecchi lottatori come noi, e il conflitto fra lui e noi assumerebbe un carattere mai conosciuto in precedenza dal mondo. Oramai è troppo tardi per il loro genio. Tutte le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da una forza che è nelle nostre mani: l’oro! La scienza dell’economia politica studiata dai nostri grandi sapienti ha già dimostrato che la forza del capitale supera il prestigio della corona. Per avere il campo libero il capitale deve ottenere l’assoluto monopolio dell’industria e del commercio. Questo scopo viene già raggiunto da una mano invisibile in tutte le parti del mondo. Questo privilegio farà sì che tutta la forza politica sarà nelle mani dei commercianti, i quali per inseguire il profitto opprimeranno la popolazione. Oggi giorno conviene disarmare i popoli piuttosto che condurli alla guerra. È più importante sapersi servire per la nostra causa delle passioni ardenti che spegnerle. Incoraggiare le idee altrui e farne uso per il nostro piano piuttosto che disperderle. Il problema principale per il nostro governo è questo: come indebolire il cervello pubblico mediante la critica; come fargli perdere la facoltà di ragionare che è causa di opposizione; come distrarre la mentalità del pubblico per mezzo di fraseologie insensate. In tutti i tempi le nazioni, al pari degli individui, hanno preso le parole per fatti perché si contentano di quello che odono e ben di rado si interessano di verificare se le promesse siano state adempiute, oppure no. Noi conseguentemente organizzeremo, soltanto per darla a intendere, istituzioni i cui membri con eloquenti discorsi dimostreranno e loderanno i loro contributi al “progresso.” Adotteremo un atteggiamento liberale riguardo tutti i partiti e riguardo tutte le tendenze e lo comunicheremo a tutti i nostri oratori, i quali saranno talmente loquaci da stancare il pubblico, il quale sarà stufo e saturo di qualunque genere d’eloquenza e ne avrà abbastanza. Per impadronirci della opinione pubblica dovremo anzitutto confonderla al massimo esprimendo da tutte le parti le opinioni più contraddittorie cosicché i gentili si smarriscano nel labirinto delle medesime. E allora essi comprenderanno che la miglior via da seguire è quella di non avere opinioni in fatto di politica; la politica non essendo cosa da essere intesa dal pubblico, ma riservata soltanto a coloro che dirigono gli affari. E questo è il primo segreto. Il secondo segreto, necessario al successo completo del nostro governo, consiste nel moltiplicare a un punto tale gli errori, i vizi, le passioni, e le leggi convenzionali del paese, che nessuno possa vederci chiaro in una simile confusione. Gli uomini quindi cesseranno di comprendersi a vicenda. Questa politica ci aiuterà pure a seminare la zizzania in tutti i partiti; a dissolvere tutte le forze collettive, e a scoraggiare ogni iniziativa individuale che potrebbe in qualche modo intralciare i nostri progetti. Non vi è nulla di più dannoso dell’iniziativa individuale: se è assecondata dall’intelligenza essa ci può recare maggior danno dei milioni di esseri che abbiamo aizzato a dilaniarsi vicendevolmente. Dobbiamo dare all’educazione di tutta la società cristiana un indirizzo tale che le cadano le braccia per disperazione in tutti i casi nei quali un’azione richieda una qualche iniziativa individuale. La tensione prodotta dalla propria libertà d’azione perde di forza quando incontra la libertà d’azione altrui. Ne conseguono i turbamenti morali, le disillusioni, e i fallimenti. Con questi mezzi opprimeremo i cristiani al punto da obbligarli a chiederci di governarli internazionalmente. Quando raggiungeremo una simile posizione potremo immediatamente assorbire tutti i poteri governativi del mondo e formare un super-governo universale; al posto dei governi ora esistenti, metteremo un colosso che si chiamerà l’“amministrazione del super-governo.” Le sue mani si allungheranno come immense tenaglie e disporrà di una tale organizzazione da ottenere certamente la completa sottomissione di tutti i paesi. Fra breve inizieremo a organizzare vasti monopoli — serbatoi di ricchezze colossali — nei quali persino le grandi fortune dei gentili saranno coinvolte in modo tale che crolleranno insieme al credito del loro governo il giorno dopo che avrà avuto luogo la crisi politica [l’intenzione degli ebrei di ritirare il loro denaro all’ultimo momento è evidente, ndt inglese]. Coloro fra gli astanti che sono economisti, calcolino l’importanza di questo progetto. Dobbiamo adoperare ogni mezzo per sviluppare la popolarità del nostro super-governo, presentandolo come il protettore e il rimuneratore di tutti coloro che volontariamente si sottometteranno a noi. L’aristocrazia dei gentili non esiste più quale potenza politica, e quindi da questo punto di vista non dobbiamo tenerne conto ulteriormente. Essa però, in quanto proprietaria di terreni, costituisce sempre un pericolo per noi dato che le sue rendite le assicurano l’indipendenza. È essenziale per noi pertanto privare l’aristocrazia delle sue terre, a qualunque costo. Il modo migliore per raggiungere questo scopo è aumentare continuamente le tasse e le imposte, e simultaneamente mantenere al più basso livello possibile il valore dei terreni . Gli aristocratici dei gentili, che per abitudini ereditarie sono incapaci di accontentarsi di poco, andranno presto in rovina. Nel medesimo tempo dobbiamo profonderci con ogni impegno per dare la massima protezione possibile alle industrie e al commercio e specialmente alla speculazione, il cui compito principale è di agire come contrappeso alle industrie. Senza la speculazione, l’industria aumenterebbe il capitale privato e tenderebbe a sollevare l’agricoltura, liberando le terre dai debiti e dalle ipoteche per gli anticipi dati alle banche agricole. È invece essenziale che l’industria prosciughi la terra di tutte le sue ricchezze, e che la speculazione concentri nelle nostre mani tutte le ricchezze del mondo ottenute con questi mezzi. In questo modo tutti i gentili verranno ridotti nelle file del proletariato, e allora essi si piegheranno davanti a noi per ottenere il diritto di esistere. Allo scopo di rovinare le industrie dei gentili e di aiutare la speculazione, incoraggeremo l’amore per il lusso sfrenato, cosa che abbiamo già sviluppato. Aumenteremo i salari; ciò non porterà beneficio all’operaio perché contemporaneamente accresceremo il prezzo delle sostanze più necessarie, col pretesto dei cattivi risultati dei raccolti agricoli. Con astuzia mineremo le basi della produzione, seminando i germi della anarchia fra gli operai e incoraggiandoli nell’abuso degli alcoolici. Nel tempo stesso adopereremo tutti i mezzi possibili per scacciare dal paese tutti i gentili intelligenti. Per evitare che i gentili realizzino prematuramente quale sia il vero stato delle cose nasconderemo il nostro piano sotto l’apparente desiderio di aiutare le classi lavoratrici a risolvere i grandi problemi economici: questa nostra propaganda viene sostenuta in tutto e per tutto dalle nostre teorie economiche. L’intensificazione del servizio militare e l’aumento delle forze di polizia sono pure essenziali alla riuscita dei piani suindicati. Per noi è essenziale sistemare le cose in modo che, oltre a noi, in tutti i paesi non ci sia altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa. In tutta l’Europa, e, con l’aiuto dell’Europa negli altri continenti, dobbiamo fomentare rivolte, dissensi, e ostilità reciproche. In questo vi è un vantaggio doppio: in primo luogo con tali mezzi otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben conto che abbiamo il potere o di suscitare qualunque rivolta a piacer nostro, oppure di ristabilire l’ordine. Tutti i paesi hanno l’abitudine di rivolgersi a noi per la necessaria pressione quando essa occorre. In secondo luogo, a furia di intrighi imbroglieremo i fili tessuti da noi nei ministeri di tutti i governi, non solo mediante la nostra politica, ma altresì con i trattati di commercio e le obbligazioni finanziarie. Per riuscire in quest’intento dobbiamo usare molta astuzia e sottigliezza durante le trattative e gli accordi; ma in quello che chiamasi “il linguaggio ufficiale,” assumeremo la tattica opposta, vale a dire avremo l’apparenza di essere onestissimi e disposti a sottometterci. Così i governi dei gentili, ai quali abbiamo insegnato a vedere solamente la parte pomposa degli affari per il come glieli presentiamo, ci considereranno perfino benefattori e salvatori dell’umanità. Dobbiamo metterci in condizioni tali da poter rispondere a ogni opposizione, con una dichiarazione di guerra da parte del paese confinante a quello stato che osasse attraversarci la strada; e qualora tali confinanti a loro volta decidessero di unirsi contro noi, dovremo rispondere promuovendo una guerra universale. Il principale successo in politica consiste nel grado di segretezza impiegato nel conseguirlo. Le azioni di un diplomatico non devono corrispondere alle sue parole. Per giovare al nostro piano mondiale che si avvicina al fine desiderato, dobbiamo impressionare i governi dei gentili mediante la cosiddetta pubblica opinione. Questa in realtà dovunque viene preparata da noi per mezzo di quel massimo fra i poteri che è la stampa, la quale — fatte insignificanti eccezioni di cui non è il caso tener conto — è completamente nelle nostre mani. In breve: per dimostrare che tutti i governi dei gentili sono nostri schiavi, faremo vedere il nostro potere a uno di essi per mezzo di atti di violenza, vale a dire, con un regno di terrore [notate lo stato attuale della Russia, ndt inglese], e qualora tutti i governi [d’Europa, ndt] insorgessero contro di noi, la nostra risposta sarà data dai cannoni americani, cinesi, e giapponesi. Dobbiamo impadronirci di tutti i mezzi che i nostri nemici potrebbero rivolgere contro noi. Ricorreremo alle più intricate e complicate espressioni del dizionario della legge allo scopo di discolparci nella eventualità che fossimo costretti a pronunciare decisioni che potessero sembrare eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Questo perché sarà sommamente importante esprimere queste decisioni in modo così efficace che si presentino alle genti come la massima manifestazione di moralità, equità, e giustizia. Il nostro governo deve essere circondato da tutte le forze della civiltà in mezzo alle quali esso dovrà agire. Attirerà a sé i pubblicisti, gli avvocati, i praticanti, gli amministratori, i diplomatici, e infine gli individui preparati nelle nostre scuole avanzate speciali. Questi individui conosceranno i segreti della vita sociale; saranno padroni di tutte le lingue messe insieme con le lettere e le parole politiche; avranno una perfetta conoscenza della parte intima e segreta della natura umana, con tutte le sue corde più sensibili che essi dovranno far risuonare e vibrare secondo la loro volontà. Queste corde costituiscono l’insieme del cervello dei gentili; delle loro qualità buone o cattive, delle loro tendenze, dei loro vizi, nonché delle loro peculiarità delle caste e delle classi. S’intende che questi sapienti consiglieri della nostra potenza non saranno scelti fra i gentili, che sono abituati a fare il loro lavoro amministrativo senza tener presenti i risultati che devono conseguire, e persino senza sapere lo scopo per cui tali risultati sono richiesti. Gli amministratori dei gentili firmano i documenti senza leggerli e prestano servizio o per denaro o per ambizione. Circonderemo il nostro governo con un vero esercito di economisti. Questo è il motivo per cui la scienza dell’economia si insegna principalmente agli ebrei. Saremo circondati da migliaia di banchieri, di commercianti e, cosa ancora più importante, di milionari, perché, in realtà, ogni cosa sarà decisa dal denaro. Nel frattempo, fintanto che non sarà prudente riempire gli incarichi di governo con i nostri fratelli giudei, affideremo i posti importanti a individui la cui fama e il cui carattere siano così cattivi da scavare un abisso fra essi e la nazione, e anche a gente di tale risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E tutto questo allo scopo di obbligare costoro a difendere i nostri interessi finché abbiano fiato in corpo. Nell’applicare questi nostri principi dovete badare specialmente alle caratteristiche della nazione nella quale vi trovate e nella quale dovete operare. Non dovete aspettarvi di applicare genericamente con successo i nostri principi fino a che la nazione di cui si tratta non sarà stata rieducata secondo le nostre dottrine. Procedendo con cautela nell’applicazione dei nostri principi, prima che siano passati dieci anni, vedrete cambiati i caratteri più ostinati, e così facendo avremo aggiunto un’altra nazione alle file di quelle che ci sono già sottomesse. Alle parole liberali della nostra divisa massonica: “libertà, uguaglianza, e fratellanza,” sostituiremo, non quelle del nostro vero motto, ma bensì parole esprimenti semplicemente un’idea, e diremo: “il diritto alla libertà, il dovere all’uguaglianza, e il concetto della fratellanza” e così prenderemo il toro per le corna. In realtà abbiamo già distrutto tutte le forze di governo eccetto la nostra, benché esistano ancora in teoria. Al momento attuale, se un governo assume un atteggiamento a noi contrario si tratta di una pura formalità; esso agisce essendo noi pienamente informati del suo operato e col nostro consenso, accordato perché le dimostrazioni antisemite ci sono utili per mantenere l’ordine fra i nostri fratelli minori. Non amplierò di più questo argomento, perché lo abbiamo già discusso molte altre volte. Il fatto è che non incontriamo ostacoli di alcuna sorta. Il nostro governo occupa una posizione talmente forte di fronte alla legge che per descriverlo possiamo quasi adoperare la seguente parola potente: dittatura. Posso onestamente asserire che al momento attuale siamo noi i legislatori; giudichiamo e castighiamo, giustiziamo e perdoniamo; siamo, per così dire, il comandante in capo di tutti gli eserciti e li dirigiamo. Governiamo con una forza potentissima perché abbiamo nelle mani i frammenti di un partito che una volta fu forte ed è ora soggetto a noi. Abbiamo un’ambizione senza limiti, un’ingordigia divoratrice, un desiderio di vendetta spietato e un odio intenso. Siamo la sorgente di un terrore che esercita la sua influenza a grande distanza. Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: coloro che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti, e tutti coloro che aderiscono a ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi, cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti, mina, a modo suo, i residui del potere. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e sono disposti, per amor di pace, a qualunque sacrificio. Ma negheremo a essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale. Le plebi proclamano a gran voce la necessità di risolvere il problema sociale, operando a un livello internazionale. I dissensi fra i partiti consegnano le plebi nelle nostre mani poiché per condurre un’opposizione è essenziale avere il denaro e questo lo controlliamo noi. Temevamo che il potere sperimentato dei sovrani gentili facesse alleanza con la potenza cieca della plebe; ma abbiamo preso tutte le misure preventive necessarie per evitare che ciò avvenisse. Fra queste due potenze abbiamo edificato una muraglia che consiste nel terrore che ambedue nutrono l’una verso l’altra. Di modo che il potere cieco della plebe è diventato il sostegno del nostro partito. Noi soli ne saremo i capi e lo guideremo verso l’adempimento del nostro scopo. Perché la mano del cieco non si liberi dalla nostra stretta, dobbiamo tenerci costantemente in contatto con le masse, se non di persona, per lo meno mediante i fratelli fedeli. Quando diventeremo una potenza riconosciuta, arringheremo la popolazione di persona, nelle piazze, e nella politica la istruiremo nel modo e secondo l’indirizzo che giudicheremo conveniente. Come potremo verificare ciò che sarà insegnato al popolo nelle scuole di campagna? In ogni caso le parole pronunciate dall’inviato governativo o dal sovrano stesso, saranno conosciute certamente dall’intera nazione, perché le diffonderà la voce stessa del popolo. Per non distruggere prematuramente le istituzioni dei gentili, vi abbiamo posto sopra le nostre mani esperte impadronendoci delle molle motrici dei loro meccanismi. Questi erano, una volta, congegnati con severità e giustizia, ma a tutto ciò abbiamo sostituito amministrazioni liberali e disordinate. Abbiamo messo le nostre mani ovunque: nella giurisdizione, nelle elezioni, nell’amministrazione della stampa, nel promuovere la libertà individuale, e, cosa ancor più importante, nell’educazione, che costituisce il sostegno principale della libera esistenza. Abbiamo raggirato e corrotto la nuova generazione dei gentili insegnandole princìpi e teorie di cui conoscevamo la falsità assoluta, e che ciò nonostante con assiduità abbiamo inculcato ai gentili. Pur senza veramente alterare le leggi in vigore, ma soltanto deformandone il significato e interpretandole in senso diverso da quello che avevano in mente coloro che le formularono, abbiamo ottenuto dei risultati estremamente utili. Si è potuto ciò ottenere principalmente per il fatto che l’interpretazione nostra nascose il vero significato delle leggi, rendendole in seguito talmente incomprensibili che per i governi diventò impossibile districare un codice di leggi così confuso. Da ciò ebbe origine la teoria di non considerare le leggi alla lettera, ma secondo coscienza. Ci si contesta che le nazioni possono insorgere contro di noi qualora i nostri piani siano scoperti prematuramente; ma noi, anticipando questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione una forza talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini più coraggiosi. In quel tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane e passaggi sotterranei: da questi faremo saltare in aria tutte le città del mondo, insieme alle loro istituzioni e ai loro documenti [probabilmente è una affermazione da intendersi al figurato, con allusione al bolscevismo, ndt inglese]. Oggi comincerò ripetendo ciò che è stato già detto e vi prego tutti di tenere presente che in materia di politica i governi e le nazioni si contentano del lato appariscente di qualunque cosa. E, dove troverebbero il tempo di esaminare la parte recondita degli avvenimenti se i loro rappresentanti non pensano che a divertirsi? Per la nostra politica è sommamente importante tener presente il particolare suddetto, perché ci sarà di grande aiuto quando discuteremo taluni problemi, come ad esempio la distribuzione del potere, la libertà di parola, di stampa e di religione, il diritto di fondare associazioni, le eguaglianze di fronte alla legge, l’inviolabilità della proprietà e del domicilio, la questione della tassazione (il concetto della tassazione segreta), e la forza retroattiva delle leggi. Tutti gli argomenti di questo genere sono di natura tale che non è prudente discuterli apertamente aglio occhi del pubblico. Ma nel caso in cui saremo obbligati a farne cenno alla folla, gli argomenti non dovranno essere enumerati bensì, senza entrare in particolari, al popolo si dovranno fare dichiarazioni circa i princìpi del diritto moderno da noi riconosciuti. L’importanza della reticenza sta nel fatto che un principio che non sia stato palesato apertamente ci lascia una grande libertà d’azione; mentre il principio stesso, una volta dichiarato, acquista il carattere di una cosa stabilita. La nazione tiene in considerazione speciale la potenza di un genio politico e tollera tutte le sue prepotenze commentandole in questo modo: “Che tiro birbone, ma con che abilità lo ha eseguito!.” Oppure: “Che canagliata, ma ben fatta, e con quanto coraggio!.” Noi speriamo di attirare tutte le nazioni a lavorare per mettere le fondamenta del nuovo edificio da noi progettato. Per questa ragione, dobbiamo assicurarci i servizi di agenti audaci e temerari, capaci di abbattere qualunque ostacolo al nostro avanzare. Quando faremo il nostro colpo di stato diremo al popolo: “Andava tutto in malora, avete sofferto di tutto, ma ora noi distruggiamo le cause delle vostre sofferenze, vale a dire le nazionalità, le frontiere, e le monete nazionali. Certamente sarete liberi di condannarci, ma il vostro verdetto non può esser giusto se lo pronunciate prima di sperimentare ciò che possiamo fare per il vostro bene.” Il popolo allora, esultante e pieno di speranza, ci porterà in trionfo. La potenza del voto, al quale abbiamo addestrato i membri più insignificanti dell’umanità per mezzo di comizi organizzati e di accordi prestabiliti, adempirà allora al suo ultimo compito. Questa potenza che è stato il mezzo con cui “ci siamo messi sul trono,” ci pagherà l’ultimo suo debito nella sua ansia di vedere il risultato delle nostre proposte, prima di pronunciare il suo giudizio in proposito. Per raggiungere la maggioranza assoluta dobbiamo indurre tutti a votare senza distinzione di classe; una maggioranza simile non si potrebbe ottenere dalle classi educate o da una società divisa in caste. Dunque, avendo inculcato in ogni uomo il concetto della propria importanza, distruggeremo la vita familiare dei gentili e la sua influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi avanti, e il popolo, guidato da noi, non solo li terrà sottomessi, ma non permetterà neppure a essi di manifestare i loro piani. La folla è abituata a darci ascolto perché la paghiamo per avere l’attenzione e l’obbedienza. Con tutti questi mezzi creeremo una forza così cieca da non essere mai capace di prendere una decisione senza la guida dei nostri agenti, incaricati di guidarla. La plebe si sottometterà a questo stato di cose perché saprà che dal beneplacito di questi capi dipenderanno i suoi salari, i suoi guadagni, e tutti gli altri benefizi. Questo sistema di governo deve essere il lavoro di una mente sola perché sarebbe impossibile consolidarlo se fosse il lavoro combinato di molte intelligenze. Questo è il motivo per cui ci è concesso soltanto conoscere, ma non in nessuno discutere, il piano d’azione, per evitare di distruggerne l’efficacia, il funzionamento delle sue singole parti e il valore pratico di ogni suo punto. Tali piani, se fossero posti in discussione e modificati in seguito a successivi scrutini, verrebbero deformati dall’insieme dei malintesi mentali derivanti dal fatto che i votanti non ne avrebbero compreso a fondo il significato. È necessario pertanto che i nostri piani siano decisivi e logicamente ponderati. Questa è la ragione per cui dobbiamo evitare a ogni costo che l’opera grandiosa del nostro condottiero sia lacerata e fatta a pezzi dalla plebe, o anche da una cricca qualsiasi. Per ora questi piani non sconvolgeranno le istituzioni esistenti; ne altereranno soltanto le teorie economiche e conseguentemente tutto il corso delle loro procedure, le quali dovranno seguire inevitabilmente la via tracciata dai nostri piani. In ogni paese esistono le stesse istituzioni, quantunque sotto nomi diversi, e sono le camere dei rappresentanti del popolo, i ministeri, il senato, una qualunque specie di consiglio privato, nonché tutti i dipartimenti legislativi e amministrativi. Non occorre che vi spieghi il meccanismo connettente tutte queste differenti istituzioni dato che ne siete perfettamente al corrente. Notate solamente che ciascuna delle sopraddette istituzioni corrisponde a una qualche importante funzione del governo. (Adopero la parola “importante” non con riferimento alle istituzioni stesse, ma bensì alle loro funzioni). Tutte queste istituzioni si sono ripartite le varie funzioni governative, vale a dire i poteri amministrativi, legislativi, ed esecutivi. E le loro funzioni sono diventate simili a quelle dei singoli organi del corpo umano. Se danneggiamo una qualunque parte del meccanismo governativo, tutto lo stato ne soffrirà e ne morirà, come accade per un corpo umano. Quando inoculammo il veleno del liberalismo nell’organismo dello stato, la sua costituzione politica cambiò; gli stati furono infettati da una malattia mortale: la decomposizione del sangue. Dobbiamo solo attendere la fine della loro agonia. Il liberalismo fece nascere i governi costituzionali che sostituirono l’autocrazia, l’unica forma sana di governo dei gentili. La forma costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di dissensi, disaccordi, contese, e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è una scuola di tutto ciò che indebolisce l’efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, ha contribuito a rendere i governanti deboli e inattivi, rendendoli in tal modo inutili e superflui; ed è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti. L’istituzione dell’era repubblicana diventò allora possibile, e al posto del sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella persona di un presidente che scegliemmo nella gentaglia, fra le nostre creature e i nostri schiavi. Così minammo i gentili, o piuttosto, le nazioni dei gentili. In un prossimo futuro faremo del presidente un agente responsabile. Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in esecuzione i nostri piani per i quali sarà tenuto responsabile il nostro “fantoccio.” Cosa c’importa se le fila degli arrivisti politici s’indeboliscono; se l’impossibilità di trovare un presidente genera le confusioni che indeboliranno, in definitiva, il paese? Per ottenere questi risultati predisporremo le cose in modo che siano eletti alla carica presidenziale individui bacati che abbiano nel loro passato uno scandalo del genere dello “scandalo di Panama” [del 1892, ndt], o qualche altra faccenda losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele esecutore dei nostri piani perché temerà di essere denunziato e sarà sotto l’influenza di questa paura la quale si impadronirà di colui il quale, salito al potere, è ansioso di mantenere i privilegi e gli onori inerenti alla sua alta carica. Il parlamento eleggerà, proteggerà, e metterà al coperto il presidente, ma noi toglieremo al parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi, nonché di mutare le esistenti. Conferiremo questo potere a un presidente responsabile che sarà una semplice marionetta nelle nostre mani. Così il potere presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di vario genere, ma gli forniremo i mezzi di difesa conferendogli il diritto di appellarsi al popolo direttamente, al disopra dei rappresentanti della nazione, vale a dire, di appellarsi a quel popolo che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della plebe. Al presidente inoltre daremo la facoltà di proclamare la legge marziale. Spiegheremo questa prerogativa col fatto, che il presidente, essendo il capo dell’esercito, deve averlo ai suoi comandi per proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa protezione un dovere per il rappresentante responsabile della repubblica. Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della situazione recondita sarà nelle nostre mani, e nessuno all’infuori di noi controllerà la legislazione. Quando inoltre introdurremo la nuova costituzione repubblicana toglieremo al Parlamento il diritto di discutere l’opportunità delle misure prese dal governo col pretesto della segretezze di stato. Con questa nuova costituzione ridurremo al minimo il numero dei rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le passioni politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi rappresentanti diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla nazione. Il presidente avrà la facoltà di nominare il presidente e il vice-presidente della camera dei deputati e del senato. Alle continue sessioni parlamentari sostituiremo sessioni della durata di pochi mesi. Il presidente inoltre, quale capo del potere esecutivo, avrà il diritto di convocare e di sciogliere il parlamento, e, nel caso di scioglimento, di rinviare la convocazione del nuovo. Ma perché il presidente non possa esser tenuto responsabile delle conseguenze di questi atti — che, parlando con precisione, sarebbero illegali — prima che i nostri piani siano maturati, persuaderemo i ministri e gli altri alti funzionari amministrativi che circondano il presidente a contravvenire i suoi comandi emanando istruzioni di loro iniziativa, e obbligando in tal modo loro, invece del presidente, ad assumersene la responsabilità. Raccomanderemo specialmente che questa funzione venga assegnata al senato, al consiglio di stato, oppure al consiglio dei ministri, ma non mai a singoli individui. Le leggi che possono essere interpretate in diverse maniere saranno interpretate a modo nostro dal presidente il quale, inoltre, annullerà le leggi quando lo riterremo utile, e avrà anche il diritto di proporne di nuove temporanee, e persino di fare modifiche al lavoro costituzionale del governo, prendendo come pretesto le esigenze del benessere del paese. Provvedimenti di questa specie ci metteranno in grado di sopprimere a poco a poco quei diritti e quelle concessioni che fossimo stati costretti ad accordare all’inizio per assumere il potere. Dovremo introdurre tali concessioni nella costituzione dei governi per mascherare l’abolizione graduale di tutti i diritti costituzionali quando giungerà il momento di cambiare tutti i governi esistenti sostituendovi la nostra autocrazia. Può darsi che il riconoscimento del nostro autocrate avvenga prima dell’abolizione delle costituzioni. Vale a dire che il riconoscimento del nostro regno avrà inizio dal momento stesso che il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per il fallimento dei suoi governanti (e tutto questo sarà stato preparato da noi), griderà: “Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo, che ci possa unificare distruggendo tutte le cause di dissenso, cioè le frontiere, la nazionalità, le religioni, i debiti dello stato, ecc.; un capo che ci possa dare la pace e la tranquillità che non abbiamo sotto il governo del nostro sovrano e dei nostri rappresentanti.” Voi però sapete benissimo che, allo scopo di ottenere che la moltitudine debba formulare a gran voce una richiesta simile, è tassativamente necessario in tutti i paesi disturbare senza sosta le relazioni esistenti fra popolo e governo, promuovere ostilità, guerre, odi, e persino il martirio, mediante la fame, la carestia, e l’inoculazione di malattie in tale misura che i gentili non vedano altro modo per uscire da così tanti guai che un appello alla protezione assicurata dal nostro denaro e alla nostra completa sovranità. Se però diamo alla nazione il tempo di prendere fiato sarà difficile che per noi si ripresenti una circostanza ugualmente favorevole. Il consiglio di stato accentuerà il potere del regnante. Nella sua posizione il corpo legislativo ufficiale sarà, in certo qual modo, un comitato per la promulgazione dei comandi del regnante. Eccovi dunque un programma della nuova costituzione che prepariamo al mondo. Faremo le leggi, definiremo i diritti costituzionali, li amministreremo con questi mezzi: 1) decreti della camera legislativa, suggeriti dal presidente; 2) ordini generici, ordini del senato e del consiglio di stato, e decisioni del consiglio dei ministri; 3) quando il momento opportuno sarà giunto, promuoveremo un colpo di stato. Ora, avendo abbozzato il nostro piano d’azione, discuteremo quei particolari che potranno esserci necessari allo scopo di compiere nell’organismo della macchina statale, la rivoluzione nel senso che ho già indicato. Con la parola “particolari” voglio indicare la libertà di stampa, il diritto di formare associazioni, la libertà di religione, l’elezione dei rappresentanti del popolo, e moltissimi altri diritti che dovranno svanire dalla vita quotidiana dell’uomo. Se non spariranno del tutto, dovranno subire un cambiamento fondamentale dal giorno seguente l’annuncio della nuova costituzione. Prima di quel preciso momento per noi non sarebbe utile annunciare tutti i cambiamenti che faremo e questo per la seguente ragione: tutti i cambiamenti percettibili potrebbero risultare pericolosi in qualunque altro momento se fossero applicati per forza esigendone severamente e indistintamente l’esecuzione dato che ciò potrebbe esasperare il popolo che temerebbe nuovi cambiamenti nelle medesime direzioni. Se d’altra parte i cambiamenti dovessero implicare tolleranze ancora maggiori, il popolo direbbe che riconosciamo i nostri errori e ciò potrebbe menomare il vanto di infallibilità del nuovo potere. Il popolo potrebbe anche dire che ci siamo spaventati e quindi siamo stati obbligati a cedere; e se così fosse, nessuno ci sarebbe mai riconoscente perché il popolo ritiene di aver il diritto di ottenere sempre nuove concessioni. Sarebbe enormemente pericoloso per il prestigio della nuova costituzione, che l’una o l’altra di queste impressioni si facesse strada nella mente del pubblico. Per noi è essenziale, che dal primo momento della nuova proclamazione il popolo, mentre soffrirà ancora le conseguenze del cambiamento repentino e sarà in uno stato di terrore e di indecisione, realizzi che siamo così potenti, così invulnerabili, e così pieni di forza, che in nessun caso prenderemo in considerazione i suoi interessi. Faremo capire al popolo che non solo non ci preoccuperemo minimamente delle sue opinioni e dei suoi desideri, ma altresì che saremo pronti in qualunque momento e in qualunque luogo a sopprimere con una mano forte qualsiasi espressione o accenno di opposizione. Faremo sì che il popolo capisca che essendoci impadroniti di tutto quello che desideravamo non gli permetteremo mai, in nessun modo, di partecipare al nostro potere. E allora esso, preso dallo sgomento, chiuderà gli occhi su tutto e aspetterà pazientemente lo svolgersi di ulteriori avvenimenti. I gentili sono come un branco di pecore, noi siamo i lupi. Sapete cosa fanno le pecore quando i lupi entrano nell’ovile? Chiudono gli occhi. A questo saranno costretti anche i gentili perché prometteremo loro la restituzione di tutte le loro libertà dopo che avremo soggiogato i nemici del mondo e costretto tutti i partiti a sottomettersi. Non occorre che vi dica quanto tempo dovranno aspettare per riavere queste loro libertà! Per qual motivo fummo indotti a inventare la nostra politica e instillarla nelle menti dei gentili? Instillammo in essi questa politica senza permettere loro di comprenderne l’intimo significato. Che cosa ci spinse ad adottare questa linea di condotta? Questo: che noi, razza dispersa, non potevamo, come tale, conseguire il nostro scopo con mezzi diretti, ma soltanto con mezzi indiretti, subdoli, e fraudolenti. Questa fu la vera causa e origine della nostra organizzazione massonica della quale gli animali parlanti, ovvero i gentili, non riesce a comprendere in profondità la natura, né sospettare le mire, ma da noi sono attratti alle nostre numerose logge che hanno solo l’apparenza di essere puramente massoniche, allo scopo di gettare polvere negli occhi degli altri gentili. Per grazia di Dio il suo popolo prediletto fu sparpagliato, ma questa dispersione, che sembrò al mondo la nostra debolezza, si dimostrò essere la nostra forza, quella forza che ora ci ha condotto alla soglia limitare della sovranità universale. Per raggiungere la nostra meta ci rimane da costruire ancora poco su queste fondamenta. La parola libertà, suscettibile di diverse interpretazioni, sarà da noi definita nel modo seguente: “La libertà è il diritto di fare ciò che la legge permette.” Tale definizione metterà nelle nostre mani la decisione di stabilire quali siano gli ambiti della libertà e la legge permetterà solamente quello che a noi piacerà. Il nostro atteggiamento verso la stampa sarà il seguente: Che cosa fa la stampa attualmente? Essa serve a suscitare nel popolo passioni furenti, oppure, talvolta, dissensi egoistici di partito; cause entrambe che possono essere necessarie al nostro scopo. Spesso la stampa è vana, ingiusta e mendace, e la maggior parte della gente non ne capisce affatto le vere intenzioni. Noi la imbriglieremo e ne terremo fermamente in pugno le redini. Dovremo inoltre acquistare il controllo di tutte le altre ditte editrici. Non ci servirebbe a nulla il solo controllo dei giornali se restassimo esposti ad attacchi con opuscoli e libri. Trasformeremo l’attuale costosa produzione libraria in una risorsa vantaggiosa per il nostro governo mediante una speciale imposta di bollo, obbligando gli editori e i tipografi a versarci un deposito cauzionale allo scopo di garantire il nostro governo da qualunque forma di attacco da parte della stampa. E qualora questo si produca, imporremo multe a destra e a manca. Da bolli, depositi cauzionali, e multe il governo ricaverà una larga fonte di lucro. Naturalmente, i giornali di partito non si daranno pensiero di pagare multe forti, ma noi li sopprimeremo senz’altro dopo un secondo loro serio attacco. Nessuno potrà impunemente attentare al prestigio della nostra infallibilità politica. Per sopprimere qualunque pubblicazione prenderemo un pretesto: diremo, per esempio, che eccita l’opinione pubblica senza ragione e senza fondamento. Ma vi prego di tener presente che fra le pubblicazioni aggressive ve ne saranno anche talune istituite da noi apposta con tale intento. Ma esse attaccheranno solo quei punti della nostra politica che abbiamo intenzione di cambiare. Nessuna informazione giungerà al pubblico senza essere stata prima controllata da noi. Stiamo già raggiungendo adesso questo scopo anche dato che tutte le notizie da tutte le parti del mondo sono centralizzate provenendo da poche agenzie. Quando giungeremo al potere, queste agenzie ci apparterranno completamente e pubblicheranno solo le notizie da noi permesse. Se, date le condizioni attuali, siamo riusciti a controllare la società dei gentili a un punto tale che essa vede gli affari mondiali attraverso le lenti distorcenti con le quali le copriamo gli occhi; se anche ora nulla ci impedisce di conoscere quelli che i gentili chiamano stupidamente i segreti di stato, quale sarà la nostra posizione, quando saremo ufficialmente riconosciuti come governatori del mondo nella persona del nostro imperatore universale? Ritorniamo al futuro della stampa. Chiunque desidererà diventare editore, libraio, o tipografo dovrà ottenere un certificato e una licenza che perderanno in caso di disobbedienza. Con questi mezzi i canali attraverso i quali il pensiero umano trova la sua espressione saranno posti nelle mani del nostro governo che li userà come organi educativi, impedendo così, mediante l’idealizzazione del “progresso” o con il liberalismo, che il pubblico sia messo su una falsa strada. Chi fra noi non sa che questo fantastico beneficio conduce direttamente all’utopia da cui nacquero l’anarchia e l’odio verso l’autorità? E ciò per la semplice ragione che il “progresso,” o piuttosto l’idea d’un progresso liberale, diede al popolo differenti concetti della emancipazione, senza mettervi alcun limite. Tutti i cosiddetti liberali sono anarchici, se non per le loro azioni, certamente per le loro idee. Ognuno di essi corre dietro il fantasma della libertà, credendo di poter fare quello che vuole, vale a dire, cadendo in uno stato di anarchia per l’opposizione che fa, unicamente per il gusto di farla. Discutiamo ora delle case editrice di libri ecc. Noi la tasseremo nello stesso modo della stampa giornalistica, vale a dire per mezzo di bolli e di depositi cauzionali. Ma sopra i libri con meno di 300 pagine metteremo una tassa doppia, li classificheremo fra gli opuscoli per far diminuire la pubblicazione dei periodici che costituiscono la forma più virulenta del veleno stampato. Queste misure obbligheranno altresì gli scrittori a pubblicare opere così lunghe, che avranno pochi lettori e principalmente a causa del loro prezzo alto. Noi stessi pubblicheremo opere a buon mercato per educare la mente del pubblico e avviarla nella direzione da noi desiderata. La tassazione determinerà una riduzione della letteratura dilettevole e senza scopo, e la responsabilità che incontreranno di fronte alla legge darà tutti gli autori nelle nostre mani. Nessuno che desideri attaccarci con la sua penna troverebbe un editore. Prima di stampare qualsiasi genere di lavoro, l’editore o il tipografo dovrà chiedere alle autorità un permesso speciale per pubblicare il detto lavoro. In questo modo conosceremo anticipatamente qualsiasi congiura contro di noi, e potremo colpirla prevenendola e pubblicando una confutazione. La letteratura e il giornalismo sono le due più importanti forze educative, e per questo motivo il nostro governo si accaparrerà il maggior numero di periodici. Con questo sistema neutralizzeremo la cattiva influenza della stampa privata e otterremo un’influenza enorme sulla mente umana. Se dovessimo permettere la pubblicazione di dieci periodici privati, noi stessi dovremmo pubblicarne trenta e così via. Ma il pubblico non deve avere il minimo sospetto di queste precauzioni; perciò tutti i periodici pubblicati da noi, avranno apparentemente vedute e opinioni contraddittorie, ispirando così la fiducia e presentando un’apparenza attraente ai nostri non sospettosi nemici che cadranno nella nostra trappola e saranno disarmati. In prima fila metteremo la stampa ufficiale. Essa sarà sempre in guardia per difendere i nostri interessi e perciò la sua influenza sul pubblico sarà relativamente insignificante. In seconda fila metteremo la stampa semi-ufficiale, la quale dovrà attirare i tiepidi e gli indifferenti. In terza fila metteremo quella stampa che farà finta di essere all’opposizione e che in una delle sue pubblicazioni figurerà come nostra avversaria. I nostri veri nemici confideranno in questa opposizione e ci mostreranno le loro carte. Tutti i nostri giornali sosterranno partiti diversi: l’aristocratico, il repubblicano, il rivoluzionario, e persino l’anarchico. Ma, naturalmente, questo sarà solamente fino a quando dureranno le costituzioni. Questi giornali, come il dio indiano Vishnu, avranno centinaia di mani, ognuna delle quali tasterà il polso della mutevole opinione pubblica. Quando il polso batterà più forte, queste mani faranno inclinare l’opinione pubblica verso la nostra causa perché un soggetto nervoso è facile che finisca per da qualcuno essere guidato e cade facilmente sotto un’influenza qualsiasi. I chiacchieroni che crederanno di ripetere l’opinione del giornale del loro partito in realtà non faranno altro che ripetere la nostra opinione, oppure quella che desideriamo far prevalere; costoro, nella convinzione di seguire l’organo del loro partito, seguiranno in realtà la bandiera che faremo sventolare d’innanzi ai loro occhi. Perché il nostro esercito di giornalisti realizzi questo programma, ovvero di dare l’apparenza di appoggiare i diversi partiti, dovremo organizzare la nostra stampa con la massima cura. Col titolo di “Commissione centrale della stampa,” organizzeremo riunioni letterarie, alle quali i nostri agenti, senza farsi notare, daranno il segno di riconoscimento e la parola d’ordine. I nostri organi discutendo e contrastando la nostra politica, s’intende sempre superficialmente e senza toccarne i lati importati, faranno finta di polemizzare con i giornali ufficiali, allo scopo di fornirci il pretesto di definire i nostri piani con maggior accuratezza di quanto avremo potuto fare coi nostri programmi preliminari. Si capisce, però, che tutto questo sarà fatto quando sia vantaggioso per noi. Questa opposizione da parte della stampa servirà anche a far credere al popolo che la libertà di parola continua a esistere. Essa darà ai nostri agenti l’opportunità di dimostrare che i nostri avversari ci muovono accuse insensate nell’impossibilità da parte loro di trovare un terreno solido sul quale combattere la nostra politica. Queste misure, che sfuggiranno all’attenzione pubblica, saranno i mezzi più proficui per guidare l’opinione pubblica e inspirare fiducia nel nostro governo. Grazie a queste misure potremo eccitare o calmare l’opinione pubblica circa le questioni politiche quando ci occorrerà farlo. Potremo persuaderla o confonderla stampando notizie vere o false, fatti o contraddizioni, secondo quello che servirà al nostro scopo. Le informazioni che pubblicheremo dipenderanno da quanto in quel tempo momento il pubblico sarà propenso ad accettare quel dato genere di notizie; e staremo sempre molto attenti, scandagliando il terreno prima di camminarci sopra. Le restrizioni che, come ho già detto, imporremo alle pubblicazioni private ci daranno la certezza di sconfiggere i nostri nemici perché essi non avranno a loro disposizione organi della stampa mediante i quali dare veramente libero e pieno corso alle loro opinioni. Non ci occorrerà neppure contraddire ufficialmente le loro affermazioni. Se sarà necessario, confuteremo semi-ufficialmente i “ballon d’essai” [idee sperimentali proposte solo per verificare come vengano ricevute, ndt] che faremo lanciare dalla nostra stampa di terza fila. Esiste già nel giornalismo francese tutto un sistema di intese massoniche per darsi i segni di riconoscimento. Tutti gli organi della stampa sono legati da segreti professionali reciproci come lo erano gli antichi oracoli. Nessuno dei suoi membri rivelerà mai di essere a conoscenza di un segreto qualora non abbia ricevuto l’ordine di renderlo pubblico. Nessun singolo editore avrà il coraggio di tradire un segreto confidatogli poiché al mondo letterario non è ammesso nessuno che non abbia preso parte a qualche losco affare nel suo passato. Se pertanto qualcuno desse il minimo segno di disubbidienza, il triste episodio del suo passato verrebbe palesato immediatamente. Finché il passato losco di questi individui è conosciuto da pochi, il prestigio di ogni giornalista attira l’opinione pubblica di tutto il paese. Il popolo lo segue e lo ammira. I nostri piani si debbono estendere principalmente alle provincie. È per noi essenziale creare certe idee e infondere tali opinioni nelle provincie poiché in qualunque momento possiamo servircene lanciandole nella capitale come opinioni neutrali delle provincie. La fonte e l’origine delle idee non saranno naturalmente alterate; le idee infatti saranno nostre. Prima di assumere il potere per noi è assolutamente necessario che le città siano qualche volta dominate dalle opinioni delle provincie; vale a dire, che le città sappiano l’opinione della maggioranza, la quale sarà stata preparata da noi. È per noi necessario che le capitali, giunto il momento critico psicologico, non abbiano il tempo materiale di discutere un fatto compiuto, ma siano obbligate ad accettarlo perché è stato approvato da una maggioranza nelle provincie. Quando poi arriveremo al periodo del nuovo regime — e cioè durante il periodo transitorio che precederà la nostra sovranità — non permetteremo alla stampa di pubblicare qualsiasi resoconto di delitti, essendo essenziale che il popolo creda il nuovo regime talmente superiore da avere soppresso perfino la delinquenza. I delitti che avverranno saranno conosciuti soltanto dalla loro vittima e da gli eventuali testimoni oculari e da nessun altro. La necessità del pane quotidiano obbligherà i gentili a tacere e a rimanere nostri umili servitori. I gentili che potremo impiegare nella nostra stampa, discuteranno, dietro i nostri ordini, quei fatti che per noi non sarebbe conveniente pubblicare nella nostra gazzetta ufficiale. E mentre avranno luogo così discussioni e dispute d’ogni genere, noi promulgheremo le leggi che ci occorrono e le presenteremo al pubblico quali fatti compiuti. Nessuno oserà chiedere che queste leggi vengano revocate, specialmente per il fatto che faremo credere che il nostro scopo sia quello di promuovere il progresso. Poi la stampa svierà l’attenzione del pubblico per mezzo di nuove proposte (sapete bene che abbiamo sempre abituato le popolazioni a ricercare nuove emozioni). Avventurieri politici senza cervello si affretteranno a discutere i nuovi problemi: la stessa razza di gente che non comprende neppure ora nulla di quello di cui parla. I problemi politici non sono fatti per essere compresi dalla gente comune, ma solamente (come ho già detto) da quella classe di governanti che da secoli dirigono gli affari. Da tutto questo insieme di fatti potete concludere che quando useremo una certa deferenza nei confronti dell’opinione pubblica, lo faremo allo scopo di facilitare il funzionamento del nostro meccanismo. Vi accorgerete anche che cerchiamo di far approvare le varie questioni soltanto a furia di parole e non di fatti. Affermiamo continuamente che tutte le misure prese da noi sono ispirate dalla speranza e dalla certezza di aiutare il benessere comune. Allo scopo di distogliere la gente troppo irrequieta dalla discussione delle questioni politiche, le forniremo problemi nuovi, quelli cioè dell’industria e del commercio. Su questi problemi potranno eccitarsi fin che vorranno. Le masse acconsentono di astenersi e di desistere da ciò che credono sia l’attività politica solamente se possiamo dar loro qualche nuovo svago; come, ad esempio, il commercio. E tenteremo di dar da intendere a esse, che anche il commercio è un problema politico. Noi stessi inducemmo le masse a prender parte alla politica per assicurarci il loro appoggio nella nostra campagna contro i governi gentili. Per impedire che il popolo scopra da sé una qualsiasi nuova linea d’azione politica, lo terremo distratto con varie forme di divertimenti: giochi, passatempi, passioni di vario genere, osterie, e via discorrendo. Fra poco inizieremo a mettere nei giornali avvisi invitando il popolo a competere in ogni genere di nuove imprese, come ad esempio in gare artistiche, di sport, ecc. Questi nuovi interessi distoglieranno definitivamente l’attenzione del pubblico dalle questioni che potrebbero metterci in conflitto con la popolazione. Il popolo, perdendo a poco a poco la facoltà di pensare con la propria testa, griderà compatto insieme a noi, per l’unico motivo che saremo i soli membri della società in grado di promuovere nuove linee di pensiero. Metteremo avanti questi nuovi concetti per mezzo di agenti che il popolo non sospetterà siano alleati nostri. La funzione degli idealisti liberali cesserà repentinamente il giorno in cui il nostro governo sarà riconosciuto. Fino allora essi ci renderanno buoni servizi. Per questa ragione cercheremo di indirizzare l’opinione pubblica verso ogni specie di teoria fantastica che possa sembrare progressista, o liberale. Fummo noi che, col più completo successo, facemmo girare, con le nostre teorie di progresso, le teste scervellate dei gentili verso il socialismo. Non si trova fra i gentili una mente capace di intuire che in ogni occasione, dietro la parola “progresso” c’è nascosta una deviazione della verità, eccezione fatta dei casi in cui la parola libertà si riferisce alle scoperte scientifiche. Giacché esiste soltanto una vera dottrina e in essa non vi è posto per il “progresso.” Il progresso, come qualunque altro falso concetto, serve a nascondere la verità cosicché essa sia palese unicamente a noi, popolo eletto da Dio, che Egli ha eletto a custode della verità. Quando saremo al potere, i nostri oratori discuteranno i grandi problemi che hanno agitato l’umanità allo scopo finale e prefissato di condurre il genere umano sotto il nostro governo benedetto. Chi vorrà, quindi, sospettare che tutti questi problemi furono sollevati da noi secondo un piano politico prestabilito che nessun uomo ha compreso in tanti secoli? Quando ci stabiliremo come signori della Terra, non ammetteremo altra religione che la nostra; cioè una religione che riconosce il Dio solo, a Cui il nostro destino è collegato dall’averci Egli eletto, e da Cui il destino del mondo è determinato. Per questa ragione dobbiamo distruggere tutte le religioni. Se il risultato temporaneo di questa distruzione sarà la produzione degli atei, ciò non si frapporrà al nostro scopo, ma servirà come esempio alle generazioni future che ascolteranno i nostri insegnamenti sulla religione di Mosè, la quale, con le sue dottrine risolute e ponderate, ci impose come un dovere il mettere tutte le nazioni sotto i nostri piedi. Insisteremo inoltre molto sulle verità mistiche degli insegnamenti di Mosè, sui quali, diremo, è basata tutta la forza educativa di tali insegnamenti. Di seguito, pubblicheremo a ogni momento articoli paragonando il nostro governo benefico a quello del passato. Lo stato di beatitudine e di pace che esisterà allora servirà anche a illustrare il benefico effetto del nostro governo, sebbene ottenuto mediante disturbi secolari. Dimostreremo con colori intensi gli errori amministrativi commessi dai gentili. Provocheremo con tutto ciò un tale sentimento di avversione per il regime precedente che le nazioni preferiranno uno stato di pace in condizioni di schiavitù, ai diritti della tanta lodata “libertà” che le ha così crudelmente torturate, esaurendone perfino le fonti dell’esistenza umana, e alla quale furono trascinate da una folla di avventurieri che non sapevano quel che facevano. Gli inutili cambiamenti di governo, che abbiamo sempre suggerito ai gentili e che sono stati il mezzo con il quale abbiamo minato il loro edificio di stato, avranno ormai stancato le nazioni talmente tanto che esse preferiranno sopportare qualunque cosa da noi piuttosto che ritornare ai tumulti e alle disgrazie vissute. Attireremo l’attenzione specialmente sugli errori storici con i quali i governi dei gentili tormentarono l’umanità per tanti secoli, sulla loro mancanza di comprensione per tutto ciò che riguarda il vero benessere della vita umana, e sulla loro ricerca di piani fantastici per la prosperità sociale. Poiché i gentili non si sono resi conto che i loro piani, invece di migliorare le relazioni fra uomo e uomo, non hanno fatto altro che farle andare di male in peggio, e poiché queste relazioni sono la vera base dell’esistenza umana, tutta la forza dei nostri principi e delle nostre misure consisterà nel fatto che saranno spiegati da noi in un luminoso contrasto con le condizioni sociali esistenti sotto l’antico regime da noi infranto. I nostri filosofi dimostreranno tutti gli svantaggi delle religioni cristiane, ma nessuno potrà mai giudicare la nostra religione nel suo vero significato poiché nessuno ne avrà mai una completa cognizione eccetto i nostri che non si arrischieranno mai a svelarne i misteri. Nei cosiddetti paesi dirigenti abbiamo fatto circolare una letteratura squilibrata, sudicia, e ripugnante. Per un breve periodo dopo il riconoscimento del nostro regno, continueremo a incoraggiare questa letteratura, per dimostrare, più esplicitamente che mai, il suo contrasto con le dottrine che metteremo in circolazione dal nostro seggio elevato. I nostri sapienti, educati allo scopo di guidare i gentili, faranno conferenze, stileranno piani, scriveranno appunti e articoli per mezzo dei quali influiremo sulle menti degli uomini, piegandoli verso quella scienza e quelle idee che ci converranno Quando, infine, avremo ottenuto il potere per mezzo di numerosi colpi di stato da noi preparati in modo che abbiano luogo simultaneamente in tutti i paesi; e quando i governi di questi saranno stati dichiarati ufficialmente incapaci di governare il volgo (potrà trascorrere un periodo di tempo considerevole prima che tutto ciò avvenga, magari un secolo), faremo ogni sforzo per impedire che siano fatte delle congiure contro di noi. Per raggiungere questo intento applicheremo la pena capitale, senza pietà, per coloro che prendessero le armi per impedire contro l’instaurazione del nostro potere. Sarà passibile della pena capitale la fondazione di qualunque nuova società segreta; scioglieremo, mandandone i membri in esilio nelle parti più remote del mondo, le società segrete tuttora esistenti, che ci sono ben conosciute e che servono e hanno servito al nostro scopo. L’esilio sarà la sorte di quei massoni gentili che per avventura sapessero più di quello che a noi convenga. E quei massoni che, per una ragione o per un’altra potremo perdonare, li terremo sempre nel continuo timore d’essere esiliati. Decreteremo una legge per condannare tutti i preesistenti membri delle società segrete all’esilio fuori dall’Europa perché ivi stabiliremo il centro del nostro governo. Le decisioni del nostro governo saranno definitive e nessuno avrà il diritto d’appellarsi. Per costringere all’obbedienza le società dei gentili, nelle quali abbiamo profondamente inculcato i dissidi e i dogmi della religione protestante, prenderemo provvedimenti spietati che dimostreranno alle nazioni che il nostro potere non può essere violato. Non dobbiamo preoccuparci delle numerose vittime che saranno sacrificate per ottenere una prosperità futura. Un governo convinto che la propria esistenza dipenda non solo dai privilegi di cui gode, ma anche dall’adempimento del suo dovere, ha l’obbligo di conseguire la prosperità anche a costo di molti sacrifici. La condizione principale della sua stabilità consiste nel rafforzamento del prestigio del suo potere, e questo prestigio si ottiene soltanto per mezzo di una maestosa e incrollabile potenza che deve mostrarsi inviolabile, nonché circondata da un potere mistico; ad esempio, mostrarsi sussistere per mandato divino. Questi sono i requisiti goduti finora dall’autocrazia russa, l’unica nostra nemica pericolosa, se non teniamo conto della Santa Sede. Ricordate che l’Italia quando grondava di sangue, non toccò un capello di Silla: eppure egli era l’uomo che l’aveva dissanguata. Per la sua forza di carattere, Silla diventò un Dio agli occhi della popolazione, e il suo ritorno intrepido in Italia lo rese inviolabile. La plebe non nuocerà mai all’uomo che la ipnotizza col suo coraggio e con la sua superiorità mentale. Fino a quando non avremo conseguito il potere, cercheremo di fondare e moltiplicare le logge massoniche in tutte le parti del mondo. Alletteremo a farne parte coloro che possono diventare, o sono di già, animati da amore per il pubblico bene. Queste logge saranno la fonte principale ove attingeremo le nostre informazioni; saranno pure i nostri centri di propaganda. Centralizzeremo tutte queste logge sotto una direzione unica, conosciuta a noi soli e costituita dai nostri uomini più sapienti. Queste logge avranno anche i rappresentanti che mascherano coloro che ne tirano le fila. Questa soltanto avrà diritto di decidere a chi spetti di parlare e di preparare l’ordine del giorno. In queste logge annoderemo tutte le classi socialiste e rivoluzionarie della società. I piani politici più segreti ci saranno subito noti appena formulati e saremo noi a dirigerne l’esecuzione. Quasi tutti gli agenti della polizia internazionale segreta faranno parte delle nostre logge. È per noi sommamente importante assicurarci i servizi della polizia poiché essi possono mascherare le nostre imprese, inventare ragioni plausibili per spiegare il malcontento delle masse, come pure colpire coloro che rifiutano di sottomettersi a noi. La maggior parte degli individui che entrano nelle società segrete sono avventurieri desiderosi di farsi strada in un modo o nell’altro e non hanno intenzioni serie. Con gente simile ci sarà facile perseguire il nostro scopo: essi metteranno in moto il nostro meccanismo. Se il turbamento diventerà mondiale, ciò significherà soltanto che per noi era necessario produrre questa agitazione allo scopo di distruggere la troppo grande solidità del mondo. Se nasceranno congiure nel suo seno, significherà che a capo di questa cospirazione c’è uno dei nostri agenti più fedeli. È naturale che noi dobbiamo essere gli unici a dirigere le imprese massoniche. Noi soltanto sappiamo dirigerle. Noi conosciamo lo scopo finale di ogni azione, mentre i gentili ignorano la massima parte di ciò che riguarda la massoneria: essi non sono neppure capaci di vedere i risultati immediati di quello che fanno. Generalmente essi considerano soltanto i vantaggi immediati; si contentano di soddisfare il loro orgoglio personale adempiendo del loro intento; non si accorgono che l’idea originale era nostra e non loro. I gentili frequentano le logge massoniche per pura curiosità, o nella speranza di ricevere la loro parte del bottino; alcuni di essi vi entrano pure per poter discutere le loro stupide idee davanti a un pubblico qualunque. I gentili vanno alla ricerca delle emozioni procurate dal successo e dagli applausi; noi glie ne diamo fin che ne vogliono. Per questo permettiamo loro di avere successi, e cioè allo scopo di volgere a nostro vantaggio gli uomini che credono orgogliosamente di valere qualche cosa e che, senza accorgersene, s’imbevono delle nostre idee, fiduciosi di essere infallibili e convinti di non essere soggetti alle influenze altrui. Non avete idea di quanto sia facile ridurre anche il più intelligente dei gentili in una condizione ridicola di ingenuità agendo sulla sua presunzione, e quanto, d’altra parte, sia facile scoraggiarlo mediante il più piccolo insuccesso, o anche semplicemente cessando di applaudirlo; oppure anche di ridurlo in uno stato di servile sottomissione, allettandolo con la promessa di qualche nuovo successo. Tanto il nostro popolo disprezza il successo, bramando soltanto la realizzazione dei suoi piani, quanto i gentili amano il successo personale e sono disposti a sacrificare tutti i loro piani per raggiungerlo. Questo lato del carattere dei gentili rende facile fare d’essi quello che ci piace. Quelli che sembrano tigri sono invece stupidi come pecore e hanno la testa assolutamente vuota. Lasceremo che cavalchino in sogno il cavallo da battaglia delle vane speranze di poter distruggere l’individualità umana mediante idee simboliche di collettivismo. Essi non hanno ancora compreso, e non comprenderanno mai, che questo sogno fantastico è contrario alla principale legge della natura, la quale, fin dall’inizio del mondo, creò ogni essere, diverso da tutti gli altri perché ciascuno avesse un’individualità. Il fatto che fummo capaci di fare concepire un’idea così errata ai gentili, è la prova lampante del meschino concetto che essi hanno della vita umana, paragonato a quello che ne abbiamo noi. In questo consiste la maggiore speranza del nostro successo. Quanto furono previdenti i nostri sapienti d’un tempo quando ci dissero che, pur di raggiungere uno scopo veramente grandioso, per il successo della causa dovevamo ricorrere a qualunque mezzo, senza fermarci! E noi non abbiamo mai contato le vittime uscite dal seme di quei bruti di gentili, e pur avendo sacrificato molta gente nostra, abbiamo dato al nostro popolo una posizione nel mondo che non si sarebbe mai sognato di raggiungere. Un numero relativamente piccolo di vittime da parte nostra ha salvato la nostra nazione dalla distruzione. Ogni uomo deve inevitabilmente morire. È preferibile affrettare la morte di coloro che ostacolano la nostra causa piuttosto che di quelli che la promuovono. Facciamo morire i massoni in maniera tale che nessuno, eccetto gli adepti, può minimamente sospettare la cosa. Neppure le stesse vittime lo sospettano prima del tempo. Quando è necessario tutti di morte apparentemente naturale. E neppure gli iniziati, conoscendo questi fatti, osano protestare! Con questi mezzi abbiamo tagliato fino alle radici ogni velleità di protesta contro i nostri ordini almeno per quanto riguarda i massoni. Predichiamo il liberalismo ai gentili, ma d’altra parte teniamo la nostra propria nazione in assoluta sottomissione. Per effetto della nostra influenza, le leggi dei gentili vengono osservate il meno possibile. Il prestigio delle loro leggi è stato minato dalle idee liberali che vi abbiamo introdotto. Le più importanti questioni, sia politiche che morali, vengono decise dai tribunali nel modo da noi stabilito. Il gentile amministratore di giustizia esamina le cause nel modo che a noi pare e piace. Abbiamo ottenuto questo risultato mediante i nostri agenti e persone con le quali apparentemente non siamo in relazione, e per mezzo di opinioni propagate con la stampa e con altri mezzi. Persino i senatori e altri funzionari elevati seguono ciecamente i nostri consigli. La mentalità dei gentili, essendo di natura puramente bestiale, è incapace di osservare e di analizzare qualunque cosa e a maggior ragione di prevedere le conseguenze alle quali può condurre una causa se presentata sotto una certa luce. Ed è precisamente in questa differenza di mentalità tra noi e i gentili che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio e la nostra natura, sovrumana se paragonata alla mentalità istintiva e bestiale dei gentili. Costoro non vedono che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare alcunché, eccetto cosa materiali. Da tutto questo risulta nettamente che la natura stessa ci ha destinato a guidare e a governare il mondo. Quando per noi verrà l’ora di governare apertamente, sarà giunto il momento di dimostrare la bontà del nostro governo. Miglioreremo allora tutte le leggi. Le nostre leggi saranno brevi, chiare, e concise: non avranno bisogno di interpretazioni; sicché tutti potranno conoscerle da cima a fondo, dentro, e fuori. La caratteristica predominante di queste leggi sarà l’obbedienza dovuta all’autorità; e questo rispetto per l’autorità sarà spinto al massimo grado. Cesserà allora ogni genere di abuso di potere dato che ognuno sarà responsabile di fronte all’unico potere supremo, cioè quello del sovrano. L’abuso di potere da parte di chiunque, che non sia il sovrano, sarà punito così severamente che tutti perderanno la voglia di provare la propria forza in questo modo. Sorveglieremo molto da vicino ogni atto del nostro corpo amministrativo da cui dipenderà il funzionamento della macchina statale perché se l’amministrazione diventa fiacca, il disordine sorge dovunque. Non un singolo atto illegale o abuso di potere rimarrà impunito. Tutti gli atti di simulazione, o di volontaria trascuratezza da parte degli impiegati amministrativi cesseranno dopo che costoro avranno veduto i primi esempi di punizione. La grandezza della nostra potenza esigerà che siano inflitte punizioni a essa adeguate. Ciò vuol dire che esse saranno durissime, anche nel caso del più piccolo tentativo di violare il prestigio della nostra autorità allo scopo di lucro personale. L’uomo che soffrirà per le sue colpe, anche se troppo severamente, sarà come un soldato che muore sul campo battaglia dell’amministrazione per la causa del potere, dei princìpi, e della legge; causa che non ammette alcuna deviazione dal sentiero pubblico per un vantaggio personale, neanche per coloro che guidano la macchina dello stato. Per esempio, i nostri giudici sapranno che, cercando di essere indulgenti, violeranno la legge della giustizia, la quale è fatta per infliggere punizioni esemplari agli uomini per le colpe che hanno commesso, e non per dare a un giudice l’occasione di mostrare la sua clemenza. Questa buona qualità della clemenza dovrebbe essere esibita soltanto nella vita privata, e non nella veste ufficiale di giudice, la quale ha un’influenza sull’intera base dell’educazione del genere umano. I membri della magistratura non serviranno più nei tribunali dopo i cinquantacinque anni di età per le seguenti ragioni: 1° Perché i vecchi sono più tenacemente attaccati alle idee preconcette e meno capaci di ubbidire ai nuovi ordini. 2° Perché una tale misura ci metterà in grado di fare cambiamenti frequenti nel corpo della magistratura che conseguentemente sarà soggetta a qualunque pressione da parte nostra. Chiunque desideri mantenere il suo posto per assicurarselo dovrà ubbidirci ciecamente. Generalmente sceglieremo i nostri giudici fra uomini che capiscano che il loro dovere è punire e fare rispettare le leggi, e non permettersi il lusso di sognare il liberalismo, il quale potrebbe recar danno al piano educativo del nostro governo, come succede ora con i giudici gentili. Il nostro progetto di mutare spesso i giudici ci gioverà anche impedendo la formazione di qualsiasi associazione fra essi; lavoreranno quindi soltanto nell’interesse del governo, ben sapendo che da ciò dipende il loro avvenire. I giudici della generazione futura saranno educati in tal modo da prevenire istintivamente qualsiasi azione atta a danneggiare le relazioni reciproche esistenti fra i nostri sudditi. Attualmente i giudici dei gentili sono indulgenti verso tutti i delinquenti perché non hanno il giusto concetto del loro dovere e anche per il semplice fatto che i governanti, quando nominano i giudici, non imprimono loro il concetto del dovere, come sarebbe necessario. I governanti dei gentili, quando nominano i loro sudditi a cariche importanti, non si prendono la briga di spiegar loro l’importanza delle medesime, né per quale ragione dette cariche sono state istituite; essi agiscono come le bestie quando mandano la loro prole in cerca di una preda. In questo modo i governi dei gentili vanno in pezzi per opera dei loro stessi amministratori. Dai risultati del sistema adottato dai gentili ricaveremo ancora un insegnamento morale e ce ne serviremo per migliorare il nostro governo. Gradiremo le tendenze liberali di ciascuna delle importanti istituzioni di propaganda nel nostro governo, dalle quali possa dipendere l’educazione di coloro che diventeranno i nostri sudditi. Questi posti importanti saranno riservati esclusivamente a coloro che furono da noi educati specificamente nell’amministrazione. Qualora si osservasse che il pensionare troppo presto i nostri impiegati ci costerebbe troppo caro, risponderei che anzitutto cercheremo di trovare una occupazione privata a questi pensionati per compensarli della perdita del loro posto governativo, e in secondo luogo che il nostro governo possiederà in ogni caso tutto il denaro del mondo e perciò la spesa non va presa in considerazione. La nostra autocrazia sarà coerente in tutte le sue azioni, e quindi il nostro alto comando sarà sempre considerato con la massima riverenza e sarà obbedito senza riserva, qualunque decisione prenda questa nostra autocrazia. Ignoreremo qualunque espressione di rammarico o di malcontento e puniremo così severamente chiunque mostrasse di non essere soddisfatto, che gli altri, vedendo questo esempio, si placheranno. Aboliremo il diritto di appello, riservandolo a noi stessi; e ciò per la ragione che non dobbiamo permettere al popolo di credere che i nostri giudici possano sbagliare nelle loro decisioni. E, nell’eventualità di un giudizio che richiede la revisione, destituiremo immediatamente il giudice che lo avrà emesso, castigandolo pubblicamente, affinché un errore simile non abbia a ripetersi. Ripeto quello che ho già detto, e cioè che uno dei nostri princìpi fondamentali sarà l’attenta sorveglianza dei nostri impiegati amministrativi, e questo principalmente per soddisfare la nazione, la quale ha pieno diritto di insistere che un buon governo abbia buoni impiegati amministrativi. Il nostro governo avrà l’aspetto di una fede patriarcale nella persona del suo sovrano. La nostra nazione e i nostri sudditi considereranno il sovrano come un padre che si cura di tutti i loro bisogni, si occupa delle loro azioni, sistema le relazioni reciproche dei suoi sudditi, nonché le loro relazioni nei confronti del governo. In tal modo il sentimento di venerazione per il regnante si radicherà tanto profondamente nella nazione che questa non potrà esistere senza le cure e la guida del regnante. Il popolo non potrà vivere in pace senza il sovrano e finalmente lo riconoscerà come autocrate. Il popolo nutrirà per il sovrano un sentimento di venerazione talmente profondo da avvicinarsi alla adorazione, specialmente quando si convincerà che i suoi dipendenti seguono i suoi ordini ciecamente e che egli solo regna su di essi. Il popolo si rallegrerà vedendoci regolare la nostra esistenza come se fossimo genitori desiderosi di educare la propria prole in un sentimento profondo di dovere e di ubbidienza. Per quanto poi riguarda la nostra politica segreta, tutte le nazioni sono in uno stato d’infanzia, così come i loro governi. Come potete vedere da voi stessi, io baso il nostro dispotismo sul diritto e sul dovere. Il diritto del governo di pretendere che la gente faccia il suo dovere è in sé un obbligo di chi regna essendo egli è il padre dei suoi sudditi. Il diritto della forza gli viene concesso perché conduca l’umanità nella direzione stabilita dalle leggi naturali, vale a dire verso l’ubbidienza. Ogni creatura in questo mondo è in soggezione se non di un uomo, di qualche circostanza, oppure della sua stessa natura; insomma di qualche cosa che è più forte di lei. Noi quindi, per il bene della causa comune, dobbiamo essere la forza che assoggetta i singoli. Dobbiamo sacrificare senza esitazione gli individui che possono violare la legge esistente perché la soluzione del grande problema educativo sta nella punizione esemplare. Il re di Israele, nel giorno che porrà sul suo capo consacrato la corona che gli verrà presentata da tutta l’Europa, diventerà il patriarca mondiale. Il numero delle vittime che il nostro re dovrà sacrificare non sorpasserà mai quello delle vittime che i sovrani gentili hanno sacrificato nella loro ricerca di grandezza e per le loro rivalità reciproche. Il nostro sovrano sarà costantemente in contatto col popolo, al quale parlerà dall’alto delle tribune. I suoi discorsi saranno immediatamente messi in circolazione in tutto il mondo. Protocollo XVI Allo scopo di distruggere qualunque specie di impresa collettiva che non sia la nostra, annienteremo sul loro nascere le opere collettive; vale a dire, trasformeremo le università e le riedificheremo secondo i nostri piani.Nell’ambito delle università i rettori, nonché i professori, saranno preparati in modo speciale per mezzo di elaborati programmi d’azione segreti nei quali saranno istruiti e dai quali non potranno deviare impunemente. Costoro saranno scelti con la massima cura e dipenderanno interamente dal governo. Escluderemo dal nostro elenco di materie insegnate ogni insegnamento di diritto civile, nonché qualunque altra materia politica. Queste scienze saranno insegnate soltanto a pochi uomini iniziati, scelti per le loro abilità notevoli. Le università non potranno più lanciare nel mondo giovani inesperti, imbevuti di idee su nuove forme costituzionali, come se queste fossero commedie o tragedie; oppure dediti a occuparsi di questioni politiche che neppure i loro padri comprendevano. La massa del popolo, quando ha idee politiche sbagliate, si volge a concezioni utopistiche con il risultato di diventare un insieme di pessimi sudditi. Potete giudicare la cosa da voi vedendo il sistema educativo dei gentili; abbiamo dovuto introdurre tutti questi principi nel sistema educativo allo scopo di distruggere la loro struttura sociale: cosa che abbiamo fatto con pieno successo. Quando però saremo al potere, toglieremo dai programmi educativi tutte le materie che potrebbero turbare lo spirito dei giovani, e li ridurremo a bimbi obbedienti, i quali ameranno il loro sovrano e in lui riconosceranno il sostegno principale della pace e del benessere pubblico. Invece di far studiare i classici e la storia antica, che contengono più esempi cattivi che buoni, faremo studiare i problemi del futuro. Dalla memoria degli uomini cancelleremo il ricordo, che potrebbe risultarci sgradevole, dei secoli passati, ad eccezione di quei fatti che mostrano a colori vivaci gli errori dei governi gentili. La base fondamentale del nostro programma educativo sarà l’insegnamento di ciò che si riferisce alla vita pratica, alla organizzazione sociale, alle relazioni fra uomo e uomo; faremo pure conferenze contro i cattivi esempi egoistici, che sono contagiosi e causa di mali; come anche su altre questioni simili relative all’istinto. Questi programmi saranno tracciati in modo differente per le differenti classi e caste perché l’educazione di esse dovrà essere ben distinta. Importa moltissimo insistere su questo punto, ovvero che ogni classe, o casta, dovrà essere educata separatamente, secondo la sua speciale condizione e il suo lavoro. Alla fine un genio ha sempre saputo e saprà sempre penetrare in una casta più elevata della sua; ma per un caso del tutto eccezionale non conviene mescolare l’educazione delle varie caste e ammettere gli uomini di ceto basso nelle classi più elevate soltanto perché occupino i posti di coloro che sono chiamati a occuparli dalla nascita. Vi è noto che i gentili, quando cedettero all’idea assurda di non ammettere differenza fra le diverse classi sociali, andarono incontro al disastro. Perché il sovrano abbia un posto sicuro nel cuore dei suoi sudditi, è necessario che durante il suo regno, nelle pubbliche scuole e nei pubblici ritrovi, siano insegnate l’importanza della sua attività e la buona intenzione delle sue imprese. Aboliremo ogni specie di educazione privata. Nei giorni di vacanza gli scolari e i loro genitori avranno il diritto di intervenire nei loro collegi, come se questi fossero “club,” a riunioni nelle quali alcuni professori terranno conferenze, apparentemente libere, parlando delle questioni dei rapporti reciproci fra gli uomini, delle leggi, e dei malintesi che generalmente sono la conseguenza di una concezione erronea intorno la posizione sociale degli uomini. Essi infine terranno lezioni sulle nuove teorie filosofiche che non sono ancora state rivelate al mondo. Di queste dottrine noi faremo articoli di fede, servendocene come gradini per ascendere alla nostra fede. Quando avrò finito di mettervi completamente al corrente del nostro programma, e quando avremo finito di discutere i nostri piani per il presente e l’avvenire, vi leggerò lo schema di tale nuova teoria filosofica. L’esperienza di molti secoli ci insegna che gli uomini vivono per le idee e ne sono guidati e che la gente viene ispirata da tali idee soltanto per mezzo dell’educazione, la quale può essere impartita con i medesimi risultati agli uomini di tutti i secoli, ma naturalmente con mezzi diversi. Con una educazione metodica sapremo eliminare i residui di quella indipendenza di pensiero della quale da molto tempo ci siamo serviti per i nostri fini. Abbiamo già istituito il sistema di soggiogare la mente degli uomini con il cosiddetto metodo di educazione dimostrativa (l’insegnamento oculare), il quale rende i gentili incapaci di pensare indipendentemente, e così essi — come animali ubbidienti — attenderanno la dimostrazione di un’idea prima di afferrarla. Uno dei nostri migliori agenti in Francia è il Bouroy il quale ivi ha già introdotto il nuovo metodo d’insegnamento dimostrativo. La professione di giureconsulto rende coloro che la esercitano freddi, crudeli, e ostinati, li priva di tutti i principi, e li obbliga a formarsi un concetto della vita che non è umano ma puramente legale. Si abituano anche a vedere le circostanze soltanto dal punto di vista di quanto si può guadagnare facendo una difesa, senza badare alle conseguenze che essa può avere sul bene pubblico. Un avvocato non si rifiuta mai di difendere una causa. Egli farà di tutto per ottenere l’assoluzione a qualunque costo, attaccandosi ai più meschini cavilli della giurisprudenza, e così facendo demoralizza il tribunale. Noi perciò limiteremo la sfera d’azione di questa professione e metteremo gli avvocati sulla stessa base dei funzionari esecutivi. Tanto gli avvocati patrocinatori, quanto i giudici, non avranno il diritto di interrogare i loro clienti e riceveranno il loro mandato difensivo a seconda dell’assegnazione che ne farà il tribunale [vale a dire che i difensori saranno nominati d’ufficio e non scelti dagli accusati, ndt inglese]. Essi studieranno la causa esclusivamente attraverso i documenti e i rapporti, e difenderanno i loro clienti dopo che questi saranno stati interrogati in tribunale dal pubblico ministero, basando la difesa di essi sui risultati di questo interrogatorio. Il loro onorario sarà fisso senza tener conto se la difesa sia, o pur no, riuscita. Essi diventeranno dei semplici relatori in favore della giustizia, agendo in senso opposto al pubblico ministero, il quale sarà un relatore in favore dell’accusa. In questo modo la procedura legale sarà considerevolmente abbreviata. Con questi mezzi inoltre otterremo una difesa onesta e imparziale, non sarà mossa dagli interessi materiali, ma bensì dalla convinzione personale dell’avvocato. Si avrà inoltre il grande vantaggio di metter fine a qualunque forma di subornazione e di corruzione che all’epoca attuale può aver luogo nei tribunali di alcuni paesi. Abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei gentili agli occhi del popolo, riuscendo così a nuocere alla sua missione che avrebbe potuto ostacolare molto il nostro cammino. L’influenza del clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno. Attualmente la libertà di religione prevale ovunque, e l’epoca che vedrà il cristianesimo cadrà in frantumi non è oramai troppo distante. Sarà ancora più facile per noi di distruggere le altre religioni, ma per ora è prematuro discutere di questo argomento. Ridurremo il clero e le sue dottrine ad avere così poco posto nella vita, e renderemo la loro influenza così antipatica alla popolazione, che i loro insegnamenti avranno risultati opposti a quelli che avevano una volta. Quando sarà arrivata l’ora di annientare la corte papale, una mano ignota, additando il Vaticano, darà il segnale dell’assalto. Allorquando il popolo, nella sua ira si scaglierà sul Vaticano, noi ci atteggeremo a suoi protettori per evitare lo spargimento di sangue. Con questo atto penetreremo fino al cuore di tale corte, e da essa nessuno potrà più scacciarci finché non avremo distrutto la potenza papale. Il re di Israele diventerà il vero Papa dell’universo: il patriarca della chiesa internazionale. Ma finché non avremo compiuto la rieducazione della gioventù per mezzo di nuove religioni temporanee, per condurla alla nostra, non attaccheremo apertamente le chiese esistenti, ma le combatteremo con la critica, la quale ha già suscitato e continuerà a suscitare dissensi fra esse. Genericamente parlando, la nostra stampa denuncerà i governi e le istituzioni dei gentili, sia religiose che d’altro genere, mediante articoli d’ogni specie spogli di qualunque scrupolo, allo scopo di screditarli al massimo così come solo noi sappiamo fare. Il nostro governo somiglierà a Vichnu, il dio degli indiani delle cento mani. Ognuna delle sue cento mani sentirà il polso delle varie opinioni pubbliche. Sapremo tutto senza l’aiuto della polizia ufficiale, da noi così insidiosamente corrotta da non servire ad altro che impedire ai governi dei gentili di venire a conoscenza dei fatti veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della popolazione a sorvegliare il resto, per un alto senso di dovere e in base al principio del servizio governativo volontario. Il fare la spia allora non sarà più considerato un disonore, ma anzi un’azione lodevole. D’altra parte, chi riporterà notizie false sarà veramente punito per evitare che si abusi dell’alto privilegio del riportare le notizie. I nostri agenti verranno scelti tanto fra le classi alte quanto fra quelle basse. Li selezioneremo fra gli amministratori, gli editori, gli stampatori, i librai, gli impiegati, gli operai, i cocchieri, i lacchè, ecc. Questa forza poliziesca non avrà nessun potere indipendente di azione e nessun diritto di prendere qualsiasi iniziativa; il dovere di questa polizia impotente consisterà quindi semplicemente nello stilare rapporti e testimonianze. La verifica dei rapporti e gli arresti dipenderanno da un gruppo di responsabili che saranno ispettori di polizia. Gli arresti saranno fatti da gendarmi e da guardie di città. Chiunque, avendone l’incarico, ometta di fare rapporto su una mancanza qualsiasi, anche piccola, in fatto di politica, sarà punito per insabbiamento criminale di un reato, se verrà provata la sua colpevolezza. Analogamente devono agire ora i nostri fratelli; devono cioè di loro iniziativa denunciare alle autorità competenti tutti i rinnegati, nonché tutte le azioni che potrebbero essere contrarie alla nostra legge. Nel nostro governo universale tutti i nostri sudditi avranno il dovere di servire il nostro sovrano agendo nel modo suddetto. Un’organizzazione come la nostra sradicherà ogni abuso di potere nonché le varie forme di subornazione e di corruzione. Distruggerà insomma tutte le idee con le quali abbiamo contaminato la vita dei gentili mediante le nostre teorie sui diritti sovrumani. Come avremmo potuto riuscire nel nostro intento di creare il disordine nelle istituzioni amministrative dei gentili, se non con mezzi simili? Fra i più importanti mezzi per corrompere le loro istituzioni, vi è l’uso di quegli agenti che sono in grado — per la loro attività distruttiva individuale — di contaminare gli altri, svelando e sviluppando le loro tendenze corrotte, quali l’abuso del potere e l’uso sfacciato della corruzione. Quando per noi verrà il momento di prendere speciali misure di polizia imponendo l’attuale sistema russo dell’“Ochrana” [la polizia segreta della Russia zarista, ndt] (il veleno più pericoloso per il prestigio dello stato) susciteremo tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la indurremo a mostrare una irrequietezza prolungata; lo faremo con l’aiuto di buoni oratori che troveranno molti simpatizzanti. Ciò ci fornirà la scusa di perquisire le abitazioni, nonché di sottoporre le persone a restrizioni speciali, servendoci dei nostri dipendenti di cui disponiamo nella polizia dei gentili. Siccome la più gran parte dei cospiratori sono spinti dalla passione che hanno sia per la congiura, sia per le chiacchiere, non li toccheremo fin tanto che non li vedremo sul punto di mettersi ad agire contro di noi, e ci limiteremo ad introdurre fra essi un — per così dire — elemento delatore. Dobbiamo ricordarci che un potere perde di prestigio ogniqualvolta scopre una congiura pubblica diretta contro di esso. In una simile rivelazione è implicita la presunzione della sua debolezza, nonché, cosa ancora più dannosa, l’ammissione dei suoi errori. Dovete sapere che abbiamo distrutto il prestigio dei gentili regnanti mediante numerosi assassini privati compiuti dai nostri agenti, pecore cieche del nostro gregge, che possono facilmente essere indotte a commettere un delitto purché sia di carattere politico. Obbligheremo i governanti a riconoscere la propria debolezza facendo introdurre loro apertamente misure speciali di polizia, tipo quelle della polizia “Ochrana”; così facendo scuoteremo il prestigio del loro potere. Il nostro sovrano sarà protetto da una guardia segretissima, giacché non permetteremo mai che si possa credere possibile una congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di sventarla personalmente, o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se permettessimo che prevalesse un’idea simile, come prevale fra i gentili, firmeremmo la condanna a morte del nostro sovrano, e se non di lui personalmente, della sua dinastia. Il nostro sovrano, osservando scrupolosamente le apparenze userà il suo potere soltanto per il beneficio della nazione, e giammai per il bene suo personale o della sua dinastia. Con questo severo mantenimento del suo decoro otterrà il risultato che la sua potenza sarà onorata e protetta dai suoi stessi sudditi. Essi adoreranno la potenza del sovrano, ben sapendo che a esso è connesso il benessere dello stato perché da esso dipende l’ordine pubblico. Fare la guardia al re apertamente equivale ad ammettere la debolezza del suo potere. Il nostro sovrano sarà sempre in mezzo al suo popolo e avrà l’apparenza di essere circondato da una folla indiscreta di uomini e di donne che per puro caso, in apparenza, occuperà sempre le file più prossime a lui, tenendo così indietro il resto della gente soltanto per conservare l’ordine. Questo esempio insegnerà agli altri la padronanza di sé stessi. Nel caso che un supplicante fra il popolo, volendo presentargli una domanda, arrivi a farsi strada attraverso alla folla, coloro che sono nelle prime file prenderanno la sua petizione e la consegneranno al sovrano alla presenza del supplicante stesso, acciocché ognuno sappia che tutte le petizioni giungono al sovrano e che egli stesso controlla tutti gli affari. Per sussistere il prestigio del potere deve occupare una posizione tale che il popolo possa dire: “Se il re solamente potesse sapere!” oppure: “Quando il re lo saprà!.” Il misticismo che circonda la persona del sovrano svanisce appena lo si vede attorniato da una guardia di polizia. Quando viene fatto uso di una simile guardia, qualunque assassino con una certa audacia può considerarsi più forte della guardia e quindi, resosi conto della propria forza, basta che egli attenda il momento propizio e potrà assalire il re. Non predichiamo questa dottrina ai gentili; potete constatare da voi stessi il risultato che ha avuto il sistema di circondare di guardie visibili i sovrani dei gentili. Il nostro governo arresterà tutti gli individui che più o meno giustamente sospetterà di essere delinquenti politici. Non è prudente che, per il timore di giudicare erroneamente qualcuno, si dia alle persone sospette di tali delitti l’opportunità di fuggire; verso di esse saremo spietati. Si potrà forse, in casi eccezionali, prendere in considerazione alcune circostanze attenuanti a favore di delinquenti comuni, ma non vi possono essere attenuanti per un delitto politico; vale a dire, non esiste giustificazione per un uomo che si lasci trascinare nell’occuparsi di politica, cosa che nessuno, eccetto il regnante, ha il diritto di comprendere. E in effetti neppure tutti i governanti sono capaci di comprendere la vera politica. Sarà proibito a tutti lasciarsi coinvolgere in faccende politiche; d’altra parte però incoraggeremo ogni genere di rapporti e di petizioni sottoponenti, all’approvazione del governo, proposte relative a miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con questi mezzi conosceremo gli errori del nostro governo e le aspirazioni dei nostri sudditi. Risponderemo a questi suggerimenti accettandoli, oppure, se non saranno accettabili, confutandoli con validi argomenti per dimostrare che la loro realizzazione è impossibile e basata su una concezione miope degli affari. La sommossa non ha più importanza dell’abbaiare di un cane contro un elefante. In un governo bene organizzato dal punto di vista sociale, ma non dal punto di vista della sua polizia, il cane abbaia contro l’elefante senza comprenderne la forza, ma basta che l’elefante gliela dimostri dandogli una buona lezione perché tutti i cani smettano di abbaiare. Per togliere al colpevole politico la sua corona di eroismo, lo metteremo al livello degli altri delinquenti, alla pari dei ladri, degli assassini, e dei più ripugnanti malfattori. Abbiamo fatto il possibile per impedire ai gentili di adottare questo sistema. Per raggiungere lo scopo ci siamo serviti della stampa, di discorsi in pubblico, e di libri scolastici di storia ingegnosamente compilati; abbiamo così fatto nascere l’idea che ogni assassino politico sia un martire, morto per l’ideale del benessere umano. Una pubblicità così estesa ha moltiplicato il numero dei liberali e ha ingrossato con migliaia di gentili le file dei nostri agenti. Oggi mi occuperò del nostro programma finanziario, che ho riservato per la fine della mia relazione, in quanto è il problema più difficile e anche perché costituisce la clausola finale dei nostri piani. Prima di discuterlo,vorrei rammentarvi ciò che vi ho già accennato, e cioè che tutta la nostra politica si riduce a una questione di cifre. Quando assumeremo il potere, il nostro governo autocratico eviterà, per il suo interesse personale, di imporre al popolo tasse pesanti e terrà sempre presente la parte che deve rappresentare; quella cioè, di un padre, di un protettore. Siccome però l’organizzazione del governo assorbirà vaste somme di denaro, sarà tanto più necessario procacciare i mezzi necessari per mantenerla. Dovremo quindi studiare e risolvere questo problema con la massima cura, facendo in modo che il peso delle imposte sia distribuito equamente. Per mezzo di una finzione legale il nostro sovrano sarà proprietario di tutti i possedimenti dello stato (cosa che si mette in pratica con la massima facilità). Egli potrà prelevare quelle somme di denaro che saranno necessarie per regolare la circolazione monetaria del paese. Il metodo più adatto per soddisfare le spese governative sarà quindi la tassazione progressiva della proprietà. Così le imposte saranno pagate senza l’oppressione e la rovina del popolo, e l’ammontare relativo dipenderà dal valore di ciascuna proprietà individuale. I ricchi dovranno comprendere che hanno il dovere di dare una parte della loro ricchezza eccedente al governo perché questo garantisce loro il possesso sicuro del rimanente, e inoltre dà loro di diritto di guadagnare il denaro onestamente. Dico onestamente, perché il controllo della società impedirà i furti sul terreno legale. Questa riforma sociale deve essere la prima e più importante del nostro programma, essendo la garanzia principale della pace. Essa non ammette indugi di alcuna sorta. La tassazione dei poveri è l’origine di tutte le rivoluzioni e produce sempre un grave danno al governo perché questo, sforzandosi di estorcere denaro dal popolo, perde l’occasione di ottenerlo dai ricchi. La tassazione del capitale farà diminuire le ricchezze dei privati, nelle cui mani abbiamo lasciato accumulare sino a ora appositamente perché i plutocrati agissero da contrappeso ai governi dei gentili e alle loro finanze. La tassazione progressiva applicata proporzionalmente alle fortune individuali produrrà assai più del sistema attuale di tassare tutti egualmente. Questo sistema è, al momento attuale (1901) essenziale per noi, perché genera il malcontento fra i gentili [si noti che questa conferenza fu tenuta nel 1901, ndt inglese]. Il potere del nostro sovrano si baserà principalmente sul fatto, che egli sarà garante dell’equilibrio del potere e della pace perpetua del mondo. Per ottenere questa pace quindi i capitalisti dovranno rinunciare a una parte delle loro ricchezze, salvaguardando così l’azione del governo. Le spese dello stato devono essere pagate da coloro che sono meglio in grado di sostenerle e con il denaro che si potrà togliere loro. Tale misura farà cessare l’odio delle classi popolari per i ricchi perché esse vedranno in costoro i necessari sostegni finanziari del governo, riconosceranno in essi, inoltre, i sostenitori della pace e del benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno che i ricchi forniscono i mezzi per i benefici sociali. Per evitare che le classi intelligenti, vale a dire i contribuenti, si lagnino eccessivamente del nuovo sistema di tassazione, daremo a esse i resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente il modo come il loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte che sarà impiegata per i bisogni privati del sovrano e per le esigenze dell’amministrazione. Il sovrano non avrà alcuna proprietà privata perché tutto ciò che è nello stato gli apparterà. Se al sovrano fosse concesso di possedere qualcosa privatamente sembrerebbe che non è di sua proprietà tutto ciò che è nello stato. I congiunti del sovrano, eccettuato il suo erede, il quale sarà anche mantenuto a spese del governo, dovranno servire come funzionari governativi, oppure lavorare, allo scopo di conservare il diritto di possedere qualcosa; il privilegio di essere di sangue reale non concederà loro il diritto di vivere alle spalle dello stato. Vi sarà una tassa di bollo progressiva su tutte le vendite e compere, nonché tasse di successione. Qualunque contratto senza il bollo necessario sarà considerato illegale, e il proprietario antecedente sarà obbligato a pagare al governo una percentuale sulla tassa dal giorno della vendita. Ogni documento di garanzia del trasferimento di un diritto di una proprietà, ecc., da una persona a un’altra dovrà essere portato ogni settimana all’ispettore locale delle tasse, unendovi una dichiarazione con nome e cognome del possessore attuale e del precedente, nonché l’indirizzo permanente di ambedue. Una procedura simile sarà necessaria per i trasferimenti sorpassanti un certo valore, eccedenti cioè l’ammontare della spesa media giornaliera. La vendita delle cose più necessarie sarà soggetta soltanto a una marca da bollo di valore stabilito. Calcolate quante volte il valore di una simile tassazione sorpasserà la rendita dei governi gentili. Lo stato dovrà tenere in riserva una certa quota di capitale, e nel caso che la rendita proveniente della tassazione venisse a sorpassare questa somma specificata, la somma risultante in più dovrà essere rimessa in circolazione. Queste somme in eccesso saranno spese organizzando ogni sorta di lavori pubblici. La direzione di questi lavori dipenderà da un dipartimento governativo, e quindi gli interessi delle classi operaie saranno strettamente collegati a quelli del governo e del loro sovrano. Una parte di questo denaro in eccedenza sarà destinato a premiare le invenzioni e le produzioni. È di primaria importanza impedire che la moneta rimanga inattiva nelle banche dello stato, al disopra di una somma specificata che possa essere destinata a qualche scopo speciale; perché il denaro è fatto per circolare, e qualunque congestione di denaro ha sempre un effetto disastroso sul corso degli affari dello stato, dato che la moneta agisce da lubrificante del meccanismo statale e se il lubrificante si accumula da qualche parte il funzionamento della macchina si arresta in conseguenza. Il fatto che in gran parte le cartelle di rendita hanno sostituito la moneta ha creato una congestione simile a quella ora descritta. Le conseguenze di questo fatto sono abbastanza evidenti. Istituiremo pure un dipartimento per la revisione dei conti, sicché il sovrano possa a qualunque momento ricevere un rendiconto completo delle spese del governo e delle sue rendite. Tutti i rendiconti saranno tenuti rigorosamente e disponibili al sovrano, eccetto quelli del mese in corso, ancora da definire, e quelli del mese precedente, ancora da essere resi noti. L’unica persona che non avrebbe alcun interesse a derubare la banca dello stato è il suo proprietario — il sovrano —. Per questa ragione il suo controllo impedirà qualunque possibilità di perdite o di spese non necessarie. Saranno aboliti i ricevimenti di etichetta, che sciupano il tempo prezioso del sovrano, e ciò per dargli maggiori opportunità di attendere agli affari dello stato. Sotto il nostro governo il sovrano non sarà circondato da cortigiani, i quali generalmente si pavoneggiano intorno alla sua persona soltanto per vanità, e si preoccupano esclusivamente dei propri interessi, trascurando, come fanno, il benessere dello stato. Tutte le crisi economiche da noi combinate con tanta astuzia nei paesi dei gentili sono state determinate ritirando il denaro dalla circolazione. Lo stato si è trovato nella necessità per i suoi prestiti di fare appello alle grandi fortune che sono congestionate per il fatto che la moneta è stata ritirata dal governo. Questi prestiti hanno imposto carichi pesanti sui governi, obbligandoli a pagare interessi, e legandoli così mani e piedi. La concentrazione della produzione nelle mani del capitalismo ha prosciugato tutta la forza produttrice del popolo insieme e le ricchezze dello stato. La moneta, al momento attuale, non può soddisfare i bisogni della classe operaia perché non è sufficiente per tutti. L’emissione della moneta deve corrispondere all’aumento della popolazione e bisogna considerare i bambini come consumatori di moneta fino dal giorno della loro nascita. Una verifica della moneta di tanto in tanto è una questione vitale per il mondo intero. Sapete, io credo che la moneta aurea abbia distrutto tutti gli stati che l’hanno adottata perché non poteva soddisfare i bisogni della popolazione; tanto più che abbiamo fatto del nostro meglio perché fosse congestionata e tolta dalla circolazione. Il nostro governo avrà una moneta basata sul valore della potenza di lavoro del paese; essa sarà di carta, e magari anche di legno. Emetteremo una quantità di moneta sufficiente per ogni suddito, aumentandone la quantità alla nascita di ogni bambino e diminuendola alla morte di ogni individuo. I conti governativi saranno tenuti da governi locali separati e da uffici provinciali. Per evitare ritardi nei pagamenti delle spese governative, il sovrano in persona emetterà ordini regolanti i termini di pagamento di dette somme, mettendo così fine ai favoritismi usati qualche volta dai ministri delle finanze ad alcuni dipartimenti. I resoconti degli introiti e delle spese dello stato saranno tenuti insieme perché si possa sempre confrontarli. I piani che faremo per la riforma delle istituzioni di finanza dei gentili saranno applicati in maniera tale che essi non se ne accorgeranno mai. Metteremo in evidenza la necessità di riforme, come se siano dovute allo stato disordinato raggiunto dalle finanze dei gentili. Dimostreremo che la prima ragione di questa cattiva condizione finanziaria starebbe nel fatto che essi iniziano il loro anno finanziario facendo un calcolo approssimativo per il bilancio annuo governativo, l’ammontare del quale aumenta di anno in anno, e per la ragione seguente: si riesce a stento a far durare le somme assegnate al bilancio governativo annuale sino alla metà dell’anno; si presenta quindi un nuovo bilancio governativo riveduto, e la somma relativa viene spesa generalmente in tre mesi. Dopo questo viene votato un bilancio supplementare, e alla fine dell’anno i conti sono sistemati mediante un bilancio di liquidazione. Il bilancio di un anno è basato sulla spesa totale dell’anno precedente, quindi in ogni anno avviene una deviazione di circa il 50 per cento sulla somma nominale, e il bilancio annuo alla fine di un decennio è triplicato. Grazie a una simile procedura, tollerata dai gentili negligenti, le loro riserve sono state prosciugate. Quando quindi giunse il periodo dei prestiti, questo periodo vuotò le banche statali, portandole sull’orlo del fallimento. Potete facilmente comprendere che un’amministrazione delle finanze di questo genere che abbiamo indotto i gentili a seguire non può essere adottata dal nostro governo. Ogni prestito dimostra la debolezza del governo e la sua incapacità di comprendere i propri diritti. Ogni prestito, come la spada di Damocle, pende sulla testa dei governanti, che invece di prelevare certe somme direttamente dalla nazione per mezzo di una tassazione temporanea, vanno dai nostri banchieri con il cappello in mano. I prestiti all’estero sono come sanguisughe che non si possono staccare dal corpo del governo, finché non cascano da sé, o finché il governo non riesce a sbarazzarsene. I governi dei gentili però non desiderano togliersi di dosso queste sanguisughe; al contrario ne aumentano il numero, ed è perciò che il loro stato è destinato a morire dissanguato e per colpa loro. Perché, che cosa è un prestito all’estero se non una sanguisuga? Un prestito è una emissione di carta governativa che implica l’impegno a pagare un interesse ammontante a una certa percentuale della somma totale di denaro preso in prestito. Se un prestito è al cinque per cento, in venti anni il governo avrà inutilmente pagato una somma equivalente a quella del prestito per coprirne la percentuale. In 40 anni avrà pagato due volte e in 60 anni tre volte la somma iniziale, ma il prestito resterà sempre un debito non pagato. Da questo calcolo è evidente che simili prestiti, dato l’attuale sistema di tassazione (1901), toglieranno fino l’ultimo centesimo al povero contribuente per pagare gli interessi ai capitalisti stranieri, dai quali lo stato ha preso in prestito il denaro invece di raccogliere dalla nazione, per mezzo di tasse, la somma necessaria esente da interessi. Fin tanto che i prestiti erano interni alla nazione, i gentili non facevano che trasferire il denaro dalle tasche dei poveri a quelle dei ricchi; ma da quando, corrompendo le persone opportune, riuscimmo a far sostituire i prestiti interni alla nazione con quelli contratti con all’estero a quelli , tutte le ricchezze degli stati affluirono nelle nostre casseforti, e tutti i gentili iniziarono a pagarci ciò che si può chiamare una imposta. A causa della loro trascuratezza nella scienza del governo, o a causa della corruzione dei loro ministri, o della loro ignoranza in fatto di finanza, i sovrani gentili hanno reso i loro paesi debitori delle nostre banche a un punto tale che non potranno mai redimere le loro ipoteche. Dovete comprendere quante fatiche e quante pene abbiamo sopportato per riuscire a produrre un simile stato di affari. Nel nostro governo avremo grande cura che non succeda una congestione di denaro e quindi non ci saranno prestiti di stato, eccezione fatta di buoni del tesoro all’uno per cento [di interesse], per impedire che il pagamento dell’interesse esponga il paese al salasso dalle sanguisughe. Il diritto di emettere obbligazioni sarà concesso esclusivamente alle ditte commerciali, le quali non avranno alcuna difficoltà a pagare gli interessi con i loro profitti, perché prendono in prestito il denaro per attività commerciali. I governo però non può trarre profitto da denaro preso in prestito, perché si rende debitore unicamente per spendere ciò che si è fatto imprestare. Il nostro governo comprerà anche azioni commerciali, diventando così un creditore invece di esser come ora un debitore e pagatore di tributi. Questa misura metterà fine all’indolenza e alla negligenza che ci furono utili fintanto che i gentili furono indipendenti, ma che sarebbero dannose al nostro governo. La vacuità del cervello puramente animale dei gentili è dimostrata dal fatto che quando prendevano denaro a prestito da noi con interessi essi non riuscirono a capire che in ultima analisi avrebbero dovuto fare uscir fuori dalle risorse del loro paese ogni somma così ottenuta, insieme ai relativi interessi. Sarebbe stato assai più semplice prelevare senz’altro tale denaro dal popolo, senza doverne pagare gli interessi ad altri. Questo dimostra il nostro genio e il fatto che il nostro è il popolo eletto da Dio. Siamo riusciti a presentare ai gentili il problema dei prestiti sotto una luce buona così favorevole che essi hanno persino creduto di ricavarne profitto. I preventivi di spesa che produrremo al momento opportuno, elaborati con l’esperienza maturata nei secoli e ponderati mentre i gentili governavano, differiscono da quelli di costoro per la loro straordinaria lucidità e dimostreranno quanto siano benefici i nostri piani. Questi metteranno fine ad abusi come quelli per mezzo dei quali siamo diventati i padroni dei gentili e che non possono essere permessi nel nostro regno. Il nostro bilancio governativo sarà sistemato in modo tale che nessuno, dal regnante in persona all’impiegato più insignificante, potrà sottrarne la più piccola somma e servirsene per qualsiasi altro uso diverso da quello prestabilito in origine senza essere scoperto. È impossibile governare con successo senza un piano definitivamente prestabilito. Persino i cavalieri e gli eroi muoiono quando prendono una strada senza sapere dove conduca e quando partono per un viaggio senza essere bene equipaggiati. I sovrani dei gentili che, anche col nostro aiuto, furono indotti a trascurare l’adempimento dei loro doveri governativi per mezzo di eventi di rappresentanza, divertimenti, celebrazioni in pompa magna, e altri diversivi che non furono altro che paraventi per nascondere i nostri intrighi. Le relazioni dei nostri seguaci, che venivano mandati a rappresentare il governo nei suoi doveri pubblici, furono compilate dai nostri agenti. In ogni occasione queste relazioni riuscirono gradite alle menti poco accorte dei sovrani perché erano sempre accompagnate da vari suggerimenti per fare future economie. Essi avrebbero potuto domandarsi come fosse possibile fare economie imponendo nuove tasse, ma non chiesero nulla. Voi sapete in quali condizioni di confusione finanziaria si sono ridotti per colpa loro, con la loro negligenza. Essi hanno finito per fallire malgrado le ardue fatiche dei loro sudditi. Aggiungerò ora qualche parola a ciò che vi dissi alla nostra ultima assemblea, e vi farò una spiegazione dettagliata dei prestiti interni alla nazione. Ma non discuterò ulteriormente la materia dei prestiti contratti con l’estero perché essi hanno riempito i nostri forzieri di denaro tolto ai gentili e anche perché il nostro governo universale non avrà vicini esteri dai quali esso possa prendere a prestito. Ci siamo serviti della corruzione degli amministratori e della negligenza dei sovrani gentili per raddoppiare e triplicare il denaro da noi imprestato ai loro governi e del quale in realtà non avevano bisogno. Chi a noi potrebbe fare altrettanto? Mi occuperò quindi soltanto dei prestiti interni alla nazione. Quando il governo annuncia un prestito di questo genere, apre una sottoscrizione per i certificati relativi. Questi, per essere alla portata di tutte le borse, saranno di tagli piccolissimi. I primi sottoscrittori possono comprare titoli venduti sottocosto. Il giorno seguente il prezzo dei titoli viene alzato per dare l’impressione che tutti desiderino comprarli. Nel corso di pochi giorni le casseforti dell’erario sono colme di tutto denaro che è stato sottoscritto in eccesso. (Perché continuare ad accettare denaro per un prestito già abbondantemente coperto dalle sottoscrizioni?). La sottoscrizione ha evidentemente sorpassato di molto la somma richiesta; in questo consiste tutto il risultato; evidentemente il pubblico ha fiducia nel governo. Ma quando la commedia è finita rimane il fatto che vi è un grosso debito, e che per pagarne gli interessi il governo deve ricorrere a un nuovo prestito, il quale a volta non annulla il debito dello stato; ma anzi lo aumenta. Quando la capacità governativa di prendere in prestito è esaurita, gli interessi dei nuovi prestiti debbono essere pagati con nuove tasse; le quali non sono altro che nuovi debiti contratti per coprirne altri. Arriva allora il momento della conversione dei prestiti; ma dette conversioni diminuiscono unicamente la quantità dell’interesse da pagare, senza cancellare il debito. Esse inoltre si possono fare solamente con il consenso dei creditori. I governi, quando annunciano queste conversioni, accordano ai creditori il diritto di accettarle, o di essere rimborsati dei loro soldi se non desiderano accettarle; ma se ognuno reclamasse il proprio denaro, i governi rimarrebbero imbrigliati nella propria rete e non potrebbero rimborsare tutto il denaro. Fortunatamente i sudditi dei governi gentili non si intendono bene di finanza e hanno sempre preferito subire un ribasso del valore dei loro titoli e una diminuzione degli interessi da loro percepiti piuttosto che arrischiarsi in un nuovo investimento. Così facendo spesso hanno dato la possibilità ai loro governi di sbarazzarsi di un debito, che probabilmente ammontava a parecchi milioni. I gentili non oserebbero fare una cosa simile con i prestiti contratti con l’estero, ben sapendo che in tal caso noi tutti richiederemo il rimborso del nostro denaro. Con un’azione simile il governo dichiarerebbe apertamente il suo fallimento, e ciò dimostrerebbe chiaramente al popolo che i suoi interessi non hanno nulla di comune con quelli del suo governo. Desidero soffermare la vostra attenzione in particolare su quanto ho detto, e anche sul seguente fatto, ovvero che attualmente tutti i prestiti interni alla nazione sono consolidati dai cosiddetti prestiti temporanei; vale a dire, da debiti a breve scadenza formati dal denaro depositato nelle banche dello stato e nelle casse di risparmio. Questo denaro, essendo a disposizione del governo per un periodo di tempo considerevole, serve a pagare gli interessi dei prestiti contratti con l’estero. Così facendo il governo nelle banche deposita, invece di tale denaro, titoli di stato che coprono tutte le perdite delle casseforti statali dei gentili. Quando il nostro sovrano sarà sul suo trono mondiale, tutte queste scaltre operazioni finanziarie svaniranno. Distruggeremo e borse valori perché non permetteremo che il nostro prestigio sia scosso dal rialzo e dal ribasso del prezzo dei nostri titoli, il quale sarà stabilito per legge in base all’effettivo valore, senza possibilità alcuna di qualsiasi variazione di prezzo, al rialzo come al ribasso. Il rialzo origina il ribasso, ed è per mezzo dei rialzi che abbiamo cominciato a screditare i titoli pubblici dei gentili. Alle borse valori sostituiremo enormi organizzazioni governative che avranno il dovere di tassare le imprese commerciali nel modo che il governo crederà opportuno. Queste istituzioni saranno in grado di gettare sul mercato milioni e milioni di azioni commerciali, o di comprarle in un sol giorno. Tutte le imprese commerciali quindi dipenderanno da noi, e potete immaginarvi quale forza sarà la nostra. Con tutto quello che ho detto sino a ora, ho cercato di farvi un quadro realistico del mistero degli avvenimenti attuali nonché dei passati, i quali scorrono tutti nel fiume del destino, e dei quali si vedranno le conseguenze nel futuro prossimo. Vi ho mostrato i nostri piani segreti per mezzo dei quali agiamo sui gentili, nonché la nostra politica finanziaria: devo aggiungere ancora solo poche parole. Nelle nostre mani è concentrata la più grande potenza del momento attuale, vale a dire la potenza dell’oro. In due soli giorni possiamo estrarre qualsiasi somma dai depositi segreti dei nostri tesori. È ancora necessario per noi provare che il nostro regno è voluto da Dio? È possibile che, possedendo così vaste ricchezze, non riusciamo a dimostrare che tutto l’oro da noi ammassato in tanti secoli non aiuterà la nostra vera causa per il bene, e cioè il ripristino dell’ordine sotto il nostro regime? Forse bisognerà ricorrere in una certa misura alla violenza, ma tale ordine sarà certamente ristabilito. Dimostreremo di essere i benefattori che hanno restituito la libertà e la pace al mondo torturato. Offriremo al mondo questa possibilità di pace e di libertà, ma certamente a una sola condizione, e cioè che il mondo aderisca strettamente alle nostre leggi. Inoltre faremo chiaramente comprendere a tutti che la libertà non consiste nella dissolutezza, né nel diritto di fare ciò che si vuole. Dimostreremo pure che né la posizione, né il potere danno a un uomo il diritto di sostenere principi nocivi, come ad esempio la libertà di religione, l’uguaglianza, o idee simili. Renderemo inoltre ben chiaro che la libertà individuale non dà il diritto a chicchessia di eccitarsi o di eccitare altri facendo discorsi ridicoli alle masse turbolenti. Insegneremo al mondo che la vera libertà consiste unicamente nell’inviolabilità della persona, del domicilio, e della proprietà per chiunque aderisce onestamente a tutte le leggi della vita sociale. Insegneremo che la posizione di un uomo sarà in relazione al concetto che egli ha dei diritti altrui, e che la sua dignità personale deve vietargli fantasticherie su se stesso. La nostra potenza sarà gloriosa perché sarà immensa, regnerà, guiderà, e certamente non darà ascolto ai caporioni popolari, o a qualunque altro oratore vociferante parole insensate alle quali si attribuisce l’altisonante titolo di “princìpi elevati,” mentre altro non sono che utopie. La nostra potenza sarà l’organizzatrice dell’ordine sul quale si basa la felicità dei popoli. Il prestigio di questa potenza sarà tale, che avrà l’adorazione mistica nonché la soggezione di tutte le nazioni. Una potenza vera non si piega ad alcun diritto, neanche a quello di Dio. Nessuno oserà avvicinarsi a essa allo scopo di toglierle sia pure un briciolo della sua forza. Il popolo, perché si abitui all’ubbidienza, deve essere educato alla modestia e alla moderazione; diminuiremo quindi la produzione degli oggetti di lusso. Con questi mezzi introdurremo per forza la moralità, attualmente corrotta dalla continua rivalità nel campo del lusso. Proteggeremo le piccole industrie a conduzione familiare per danneggiare le fabbriche private. La necessità di tali riforme risiede anche nel fatto che spesso i padroni di grandi fabbriche private incitano, a volte anche inconsciamente, i loro lavoratori contro il governo. La popolazione impiegata nelle industrie locali non conosce il significato delle parole: “disoccupato”; e questo fa sì che essa sia attaccata al regime esistente e sia invogliata ad appoggiare il governo. La disoccupazione è il più grande pericolo per il governo; essa avrà servito al nostro scopo appena ci avrà permesso di giungere al potere. Anche ubriacarsi sarà pure proibito e considerato un delitto contro l’umanità e come tale punito perché sotto l’influenza dell’alcool l’uomo assomiglia alla bestia. Le nazioni si sottomettono ciecamente soltanto a una potenza forte che sia totalmente indipendente da esse e nelle cui mani esse vedano scintillare una spada che serva come arma di difesa contro tutte le insurrezioni sociali. Perché dovrebbero desiderare che il loro sovrano abbia l’anima di un angelo? Esse anzi devono vedere in lui la personificazione della forza e della potenza. Deve sorgere un regnante che sostituisca i governi esistenti, i quali governano una folla che abbiamo demoralizzato con le fiamme della anarchia. Questo regnante dovrà anzitutto spegnere queste fiamme che senza tregua sprizzano da ogni lato. Allo scopo, egli dovrà distruggere tutte le società che possono dare origine a queste fiamme, anche a costo di versare il suo stesso sangue. Egli dovrà costituire un esercito bene organizzato che lotterà energicamente contro l’infezione anarchica che può avvelenare il corpo del governo. Il nostro sovrano sarà prescelto da Dio e consacrato dall’alto allo scopo di distruggere tutte le idee influenzate dall’istinto invece che dalla ragione, e da princìpi brutali invece che dall’umanità. Al momento attuale questi concetti prevalgono con grande successo, e le conseguenze sono i furti e la violenza compiuti all’insegna del diritto e della libertà. Queste idee hanno distrutto tutte le organizzazioni sociali, conducendo così al regno del re di Israele. La loro azione nefasta però sarà finita appena incomincerà il regno del nostro sovrano. Allora le spazzeremo via tutte perché sulla strada del nostro sovrano non possa esservi il fango. Allora potremo dire alla nazione: “Pregate Dio e prosternatevi a Colui che porta il segno della predestinazione del mondo, di Cui Dio in persona ha guidato la stella affinché nessuno al di fuori di Lui potesse liberare l’umanità da ogni peccato.” Ora parlerò del mezzo di cui ci serviremo per rafforzare la dinastia del re Davide perché essa possa durare fino al giorno del giudizio finale. Il nostro modo di rendere sicura la dinastia consisterà, in massima, nell’applicazione dei medesimi princìpi che hanno posto la gestione degli affari del mondo nelle mani dei nostri savi; cioè la direzione e l’educazione dell’intera razza umana. Diversi membri del seme di Davide prepareranno i re e i loro successori, i quali saranno eletti non per diritto ereditario, ma per la loro capacità individuale. Questi successori saranno iniziati ai nostri misteri politici segreti e ai nostri piani di governo avendo massima cura perché nessun altro possa conoscerli. Queste misure saranno necessarie perché tutti sappiano che sono degni di regnare solamente gli iniziati ai misteri dell’alta politica. Solo a tali uomini sarà insegnata l’applicazione pratica dei nostri piani, servendosi dell’esperienza di molti secoli. Saranno iniziati alle conclusioni dedotte dalle osservazioni sul nostro sistema politico ed economico, nonché a tutte le scienze sociali. Apprenderanno insomma il vero spirito delle leggi che sono state stabilite dalla natura stessa per governare l’umanità. I successori diretti del sovrano saranno scartati se durante la loro educazione daranno prova di essere frivoli o di cuore mite, oppure qualora mostrino qualche altra tendenza che potrebbe essere deleteria al loro potere, che potrebbe renderli incapaci di governare, o anche essere pericolosa al prestigio della corona. Solamente agli uomini capaci di governare con fermezza, benché forse con crudeltà, saranno affidate dai nostri anziani le redini del governo. In caso di malattia, o di perdita di energia, il nostro sovrano sarà costretto a cedere le redini del governo a quelli della sua famiglia che avranno dimostrato di essere più capaci di lui. I progetti immediati del re, e tanto più quelli per il futuro, non saranno conosciuti neanche dai suoi più intimi consiglieri. Solamente il nostro sovrano e i tre che lo avranno iniziato conosceranno il futuro. Nella persona del sovrano, che regnerà con una volontà incrollabile, controllando sia se stesso come che l’umanità, il popolo vedrà — per così dire — il destino personificato e le sue vie umane. Nessuno conoscerà i fini dei sovrano quando emetterà i suoi ordini, quindi nessuno oserà ostacolare il suo misterioso cammino. S’intende che il sovrano dovrà essere capace di eseguire i nostri piani. Non salirà quindi al trono fino a che la sua intelligenza non sia stata accertata dai nostri savi. Perché tutti i sudditi amino e venerino il loro sovrano, egli dovrà spesso parlare in pubblico. Questo farà armonizzare le due potenze, vale a dire, quella della popolazione e quella del regnante, che abbiamo scisso nei paesi gentili, facendo sì che si temessero vicendevolmente. Questo facemmo perché queste due potenze, una volta scisse, cadessero sotto la nostra influenza. Il re di Israele non deve essere sotto l’influenza delle sue passioni e specialmente di quelle dei sensi. Egli non deve permettere agli istinti animali di avere il sopravvento sullo spirito. La sensualità, più di qualunque altra passione, distrugge sicuramente tutte le forze mentali e di preveggenza; essa distrae il pensiero degli uomini verso il lato peggiore della natura umana. Il sostegno dell’universo nella persona del regnante mondiale, germogliato dal seme santo di Davide, deve rinunciare a tutte le passioni personali per il bene del suo popolo. Il nostro sovrano deve essere irreprensibile. Firmato dai rappresentanti di Sion del 33° grado. Questi appunti furono tolti clandestinamente da un grande libro di appunti per conferenze. Il mio amico li trovò nella cassaforte del quartiere generale della società di Sion che attualmente è in Francia. La Francia obbligò la Turchia a concedere vari privilegi alle scuole e alle istituzioni religiose di tutte le denominazioni, le quali saranno sotto il protettorato del corpo diplomatico francese in Asia Minore. Naturalmente non sono comprese in queste le scuole e le istituzioni cattoliche, che furono espulse dalla Francia dai governi passati. Questo fatto dimostra semplicemente che la diplomazia della scuola di Dreyfus si preoccupa solamente di proteggere gli interessi di Sion e lavora per la colonizzazione dell’Asia Minore per mezzo di ebrei francesi. Gli ebrei hanno sempre saputo raggiungere l’intento per mezzo di coloro che il Talmud chiama i loro “bruti lavoratori”: parole che indicano i gentili in genere. Secondo gli archivi del sionismo ebraico segreto, Salomone e altri dotti ebrei, già sin dal 929 avanti Cristo studiarono in teoria un progetto per la conquista pacifica dell’intero universo da parte di Sion. Mentre la storia si svolgeva, questo progetto fu studiato in tutti i suoi particolari e completato da uomini che erano successivamente iniziati a questo problema. Questi sapienti decisero di conquistare il mondo per Sion adoperando mezzi pacifici, e cioè coll’astuzia del serpente simbolico, la cui testa doveva rappresentare gli iniziati ai piani dell’amministrazione giudaica, e il corpo il popolo ebraico. L’amministrazione fu sempre tenuta segreta, persino alla stessa nazione ebraica. Questo serpente, penetrando a mano a mano nel cuore delle nazioni che incontrava, scalzò e divorò tutto il potere non ebraico di questi stati. È predetto che il serpente deve continuare il suo lavoro seguendo strettamente il piano prestabilito, fino a che il cammino che deve percorrere non sia chiuso col ritorno del suo capo a Sion, finché, con questo mezzo, il serpente non abbia completato il suo anello intorno all’Europa, e — dopo aver incatenato l’Europa — non abbia accerchiato il mondo intero. Questo compito deve condurre a termine sforzandosi di soggiogare gli altri paesi con la conquista economica. Il ritorno della testa del serpente a Sion può aver luogo solennemente quando il potere di tutti i sovrani dell’Europa sia stato abbattuto; vale a dire quando, per mezzo di crisi economiche e di distruzioni in massa, effettuate ovunque, sarà avvenuta la demoralizzazione spirituale e la corruzione morale, principalmente con l’aiuto di donne ebree, truccate da francesi, da italiane, e da spagnuole. Queste sono le più sicure spargitrici di libertinaggio nella vita degli uomini più in vista e alla testa delle nazioni. Le donne che sono al servizio di Sion servono da attrattiva a coloro che, grazie a esse, hanno sempre bisogno di denaro, e quindi sono sempre pronti a vendersi per denaro, che in realtà è solo imprestato dagli ebrei, perché ritorna, attraverso le stesse donne, nelle mani dei giudaismo corruttore. Mediante queste transazioni però esso acquista schiavi per la sua causa. È naturale che per la riuscita di un’impresa simile né i funzionari pubblici né gli individui privati debbano sospettare la parte rappresentata dalle donne impiegate dal ghetto. Perché i direttori della causa di Sion formarono una specie di casta religiosa, costituita da ardenti seguaci della legge mosaica e degli statuti del Talmud. Tutto il mondo credette che la maschera della legge di Mosè fosse la vera regola di vita degli ebrei. Nessuno pensò di indagare gli effetti di questa regola di vita, specialmente perché tutti gli occhi erano rivolti all’oro che la casta poteva provvedere e che le dava la più assoluta libertà per intrigare economicamente e politicamente. Un abbozzo del percorso del serpente simbolico è il seguente. La sua prima tappa in Europa avvenne nel 429 avanti Cristo, in Grecia, dove, all’epoca di Pericle, il serpente cominciò a divorare la potenza di quel paese. La seconda fu a Roma, al tempo di Augusto, circa l’anno 69 a. C. La terza a Madrid, al tempo di Carlo quinto, nel 1552. La quarta a Parigi, nel 1700 circa, al tempo di Luigi XIV. La quinta a Londra dal 1814 in poi (dopo la caduta di Napoleone). La sesta a Berlino, nel 1871, dopo la guerra Franco-Prussiana. La settima a Pietroburgo, su cui è disegnata la testa del serpente con la data 1881. Tutti questi Stati che il serpente ha attraversato, sono stati scossi nelle fondamenta delle loro costituzioni, non eccettuato la Germania, malgrado la sua apparente potenza. Le condizioni economiche dell’Inghilterra e della Germania sono state risparmiate, ma solo fino a quando il serpente non sarà riuscito a conquistare la Russia, contro la quale tutti i suoi sforzi sono concentrati attualmente (1905). La corsa futura del serpente non è segnata su questa carta, ma certe e frecce ci indicano il suo prossimo movimento verso Mosca, Kiev, e Odessa. Sappiamo ora perfettamente che queste ultime città costituiscono i centri della razza ebraica militante. Su questa carta Costantinopoli è segnata come l’ultima tappa del corso del serpente, prima che esso raggiunga Gerusalemme [notate che questa carta fu disegnata molti anni prima della rivoluzione in Turchia, ndt inglese]. Il serpente deve percorrere ancora un breve cammino per completare il suo corso, unendo la sua testa alla sua coda. Per facilitare il corso del serpente, Sion prese le seguenti misure allo scopo di rimodellare la società e di convertire le classi operaie. Anzitutto la razza ebraica fu organizzata in maniera tale che nessuno vi potesse entrare e quindi svelarne i segreti. Viene presupposto che Dio stesso abbia detto agli ebrei che essi sono destinati a governare su tutta la terra in forma di un regno indivisibile di Sion. È stato insegnato agli ebrei che essi sono la sola razza meritevole di essere chiamata umana, tutte le altre essendo destinate a rimanere “bestie da lavoro” e schiavi degli ebrei e che lo scopo ebraico deve essere la conquista del mondo e l’erezione del trono di Sion sull’universo (cfr. Sanh. 91, 21, 1051). Agli ebrei venne insegnato che sono super-uomini e che si devono mantenere distinti dalle altre nazioni. Queste teorie ispirò loro il concetto dell’auto-glorificazione perché, per diritto, sono i figli di Dio. (cfr. Jihal, 67, I; Sanh. 58, 2.) La razza ebraica, vivendo separata dalle altre, aderisce strettamente al sistema del “kaghal,” il quale obbliga ogni ebreo ad aiutare i suoi consanguinei indipendentemente dall’assistenza che costoro ricevono dalle amministrazioni locali di Sion che portano diversi nomi: kaghal, concistori, commissioni d’affari ebraici, uffici per esazioni di tasse, ecc. Tutte queste amministrazioni servono a mascherare il governo di Sion agli occhi dei governi di quegli stati gentili che alla loro volta difendono sempre vigorosamente il diritto degli ebrei di governarsi da sé perché li considerano erroneamente come una comunità puramente religiosa. Le suddette idee instillate negli ebrei ne hanno anche considerevolmente influenzato la vita materiale. Quando leggiamo opere come il “Gobayon” 14, pag. 1; “Eben Gaizar,” 44, pag. 81; “XXXVI Ebamot,” 98; “XXV Ketubat” 36; “XXXIV Sanudrip” 746; “XXX Kadushin,” 68 A, tutte scritte con l’intento di glorificare la razza ebraica, vediamo che trattano realmente tutti i gentili come se fossero bestie create unicamente per servire gli ebrei. Costoro credono che i popoli, le proprietà di essi, e persino le loro vite, appartengono agli ebrei, e che Dio permette alla sua razza prediletta di farne l’uso che vuole. Secondo le leggi ebraiche, tutti i maltrattamenti fatti subire ai gentili sono perdonati nel giorno del capodanno ebraico, nel quale gli ebrei ricevono anche il permesso di peccare nello stesso modo durante l’anno entrante. I capi degli ebrei, per eccitare l’odio dei loro contro tutti i gentili, agiscono da “agenti provocatori” durante le agitazioni antisemitiche, permettendo ai gentili di scoprire alcuni dei segreti del Talmud. Le manifestazioni antisemitiche furono anche molto utili ai caporioni ebrei perché destarono compassione nel cuore di alcuni gentili verso un popolo che apparentemente veniva maltrattato. Ciò servì conseguentemente ad accaparrare molte simpatie tra i gentili per la causa di Sion. L’antisemitismo, che si manifestò con la persecuzione degli ebrei di basso ceto, ne aiutò i capi a controllarli e a tenerli in soggezione. Essi potevano permettere queste persecuzioni perché al momento opportuno intervenivano e salvavano i loro correligionari. Notate che durante le agitazioni antisemitiche i capi ebrei non soffrirono mai, né nei loro progressi, né nelle loro posizioni ufficiali di amministratori. Questo fatto non deve far meraviglia perché furono questi stessi capi che aizzarono i “mastini cristiani” contro gli ebrei più umili. I mastini mantenevano l’ordine nelle loro greggi e perciò aiutavano a rafforzare la stabilità di Sion. Secondo la loro opinione, gli ebrei hanno già raggiunto la posizione di super-governo mondiale e ora si tolgono la maschera. Naturalmente, la maggior forza di conquista degli ebrei era costituita dal loro oro; essi pertanto non dovevano far altro che adoperarsi per dargli un valore. L’alto valore dell’oro dipende specialmente dal fatto che la moneta d’oro regola tutti gli scambi. La sua accumulazione nelle mani degli ebrei dipende dal fatto che essi hanno saputo approfittare di qualunque crisi internazionale per monopolizzarlo. Di questo si ha la prova nella storia della famiglia Rothschild, pubblicata a Parigi dalla “Libre Parole.” Per mezzo di queste crisi fu stabilita la potenza del capitalismo sotto lo stendardo del liberalismo, proteggendolo con teorie economiche e sociali astutamente congegnate. Gli anziani di Sion ottennero un successo straordinario dando un’apparenza scientifica a queste teorie. Il sistema degli scrutini di voto conferisce sempre agli ebrei la possibilità di introdurre, per mezzo della corruzione, quelle leggi che possono essere utili al loro scopo. La forma di governo dei gentili che più corrisponde ai desideri degli ebrei è quella repubblicana perché dove essa vige, riescono con più facilità a comprarsi una maggioranza. Il sistema repubblicano inoltre conferisce una libertà sconfinata ai loro agenti e all’esercito di anarchici che hanno al loro soldo. Questo è il motivo per cui gli ebrei sono così ardenti sostenitori del liberalismo; e i gentili sciocchi, che essi abbindolano, ignorano il fatto, già così evidente, che sotto una repubblica non vi è maggiore libertà che sotto un’autocrazia, anzi si verifica il contrario perché avviene che i pochi sono oppressi dalla plebe la quale è sempre istigata dagli agenti degli ebrei. Secondo il testamento di [Moses] Montefiore, Sion non risparmia, né denaro, né mezzi, per riuscire in questi intenti. Ogni giorno i governi di tutto il mondo, incoscientemente, o coscientemente, sono soggetti ai comandi di quel grande super-governo che è Sion perché tutte le loro cartelle di rendita sono nelle mani degli ebrei e tutti i paesi sono talmente in debito con loro, da non potersene mai liberare. Tutto il commercio, l’industria, come pure la diplomazia, sono in mano degli ebrei. Per mezzo dei suoi capitali il ghetto ha reso schiave tutte le nazioni dei gentili. A forza di un’educazione materialistica intensiva, gli ebrei misero catene pesanti a tutti i gentili e con queste li legarono al loro super-governo. La fine delle libertà nazionali è prossima, e quindi cesserà anche la libertà individuale poiché la vera libertà non può esistere dove la leva del denaro rende possibile al ghetto di governare la plebe e di regnare sulla parte più degna e più responsabile della comunità. “Coloro che hanno orecchi ascoltino”! Fra poco saranno quattro anni che i “Protocolli degli anziani di Sion” sono in mio possesso. Dio solo sa quanto sono stati numerosi gli sforzi che ho fatto per portarli alla luce, e anche per mettere in guardia coloro che sono al potere rivelando loro le cause della tempesta che si addensa sulla Russia apatica, la quale, disgraziatamente, sembra che abbia perso la conoscenza di ciò che le sta succedendo intorno. Solamente ora, e temo che sia troppo tardi, sono riuscito a pubblicare il mio lavoro, nella speranza che potrò mettere sull’avviso coloro che ancora hanno orecchi per sentire e occhi per vedere. Non vi può essere alcun dubbio. Con tutta la potenza e il terrore di Satana, il regno del re trionfatore di Israele si avvicina al nostro mondo non rigenerato; il re nato dal sangue di Sion, l’Anticristo, si avvicina al trono della potenza universale. Gli eventi nel mondo precipitano con vertiginosa velocità, i dissensi, le guerre, le diceria, le carestie, le epidemie, gli sconquassi, tutto ciò che fino a ieri era impossibile, oggi è compiuto. I giorni volano, per così dire, a vantaggio del popolo prescelto. Non ho il tempo di esaminare minuziosamente la storia dell’umanità dal punto di vista dei “misteri di iniquità” che sono già stati messi a nudo, per dimostrare storicamente l’influenza nefasta che gli “Anziani di Israele” hanno avuto sulle disgrazie dell’umanità; mi manca anche il tempo di predire il prossimo destino del genere umano e di svelare l’atto finale della tragedia mondiale. La luce di Cristo solamente, e quella della Sua santa chiesa universale, possono penetrare negli abissi satanici e svelarne tutta l’estensione malvagia. Nel mio cuore sento che l’ora è suonata per convocare l’ottavo consiglio ecumenico, nel quale, dimentichi delle contese che li hanno divisi per tanti secoli, si raccoglieranno i pastori e i rappresentanti dell’intero cristianesimo per affrontare la venuta dell’Anticristo. |